ISCHIA, L’ISOLA DELLA LEGALITA’… SBANDIERATA. DI ANTIMO PUCA

René Descartes, il famoso filosofo e matematico francese, meglio conosciuto col nome di Cartesio, osservando il prossimo, concluse che il buon senso doveva essere l’elemento più diffuso in natura: ciascuno era convinto di averne in abbondanza. Osservando le nostre Amministrazioni comunali ed i politici locali, potremmo dire che a Ischia l’elemento più diffuso è il senso della legalità. Ciascuno si erge a suo paladino. Non c’è amministratore, consigliere comunale, di maggioranza o di opposizione, dirigente, funzionario, impiegato, usciere, ecc., che non si dice disposto a tutto pur di fare rispettare la legge. Un’altra bella frase, molto apprezzata e molto abusata, è quella per cui “la Legge  è uguale per tutti” , oppure che loro-non-guardano-in-faccia-a-nessuno. Il compianto Eduardo, nell’Oro di Napoli, ci ha già spiegato come rispondere loro in questi casi: o’ pernacchio! Di testa e di petto.
(Antimo Puca)
La legalità viene spesso brandita come una sciabola da chi si erge paladino della sua difesa.
Più raramente si ricorda che quello della legalità, e gli avvocati lo sanno bene, è un concetto relativo. Una azione è illegale perché una legge ne determina il requisito.
Tuttavia in una società complessa e molto variegata come la nostra diventa legittimo mettere in discussione il concetto di legalità e di valore della legge.
Qualche esempio. Esistono centinaia di aziende che sono fragorosamente fallite perché lo Stato non pagava i suoi debiti con loro, e contemporaneamente pretendeva le tasse su quegli importi. Una signora anziana va all’ospedale per qualche giorno, torna e trova il proprio appartamento, regolarmente assegnato come alloggio popolare dal comune, occupato abusivamente da una famiglia di sconosciuti che non se ne vanno e che nessuno obbliga a sloggiare. In questi casi come si configura il reato? Dov’è la legalità?
D’altra parte le stesse Costituzioni sono figlie del loro tempo ed evidenziano un uso approssimativo del concetto di legalità.
Ci sono situazioni che hanno dell’incredibile, dall’abuso urbanistico all’occupazione di suolo pubblico e dall’infrangere le norme igienico sanitarie (che sembra sfuggano ai normali controlli delle forze dell’ordine)
Talvolta sembrano situazioni persecutorie o semplicemente
 vendette.
Potrebbe anche essere, visto che talvolta  si identifica il desiderio di creare difficoltà alla già difficile sopravvivenza di certe categorie elencando una serie di pseudo reati. In particolare dimostrando profonda conoscenza dei dettagli sulle concessioni in  uso.
Però gli abusivi  contestualmente ricordano. E ricordano velate minacce, imposizioni, ricordano di soldi spesi con tanto di avvocato per difendersi da promesse non mantenute ed altro.
Il “nitrito della Cavallina Storna” di Pascoliana memoria aleggia sulle passeggiate ischitane. Gli abusivi, orfani di una storia onorata e gloriosa, da troppo tempo mal consigliati se non abbandonati a sé stessi, è davanti a tutti. Per fortuna, ancora una volta memore del passato, qualcuno, per quanto di sua competenza, agisce con il buon senso del “fratello maggiore” nell’aiutare a rimuovere (forse con qualche multa) gli ostacoli in accordo con il Comune. Mentre qualcun’altro si erge a paladino della legalità e si vanta di denunciare tutte le illegalità…quando poi nella vita quotidiana se ne infischia delle regole, forse fraziona abusivamente unità immobiliari e magari forse le affitta in nero evadendo pesantemente il fisco. Ma certi progetti sono tenuti più segreti della formula della Coca Cola.
Ed ecco apparire cauti avvertimenti mafiosi, non la Finanza o i Carabinieri, tanto meno la Procura.
 Paladini dell’illegalità e moralità pubblica si antepongono a semplici cittadini che pongono  domande al potere demandato a fare gli interessi della collettività. Ma poi non ci sono risposte. Non ci sono smentite.
 Una  deroga all’articolo 5 del decreto Lupi (il numero 47 del 2014),  dispone il “divieto di residenza, di allacciamento ai pubblici servizi per chiunque occupi illegalmente un immobile e l’impedimento per cinque anni a partecipare alle procedure di assegnazione di alloggi popolari pubblici”. Norme piuttosto severe, rispetto alle quali i sindaci sono però autorizzati a concedere delle eccezioni “in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela”.
Bisognerebbe garantire  la residenza a una serie di soggetti ritenuti “meritevoli di tutela” e “fragili”. Tra di essi, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, nuclei familiari in condizione di precarietà abitativa, ultrasessantacinquenni e disabili. A costoro dovrebbe essere consentito chiedere l’allaccio alle reti di acqua, luce e gas e ottenere la residenza perché la dignità delle persone viene prima di tutto.
Le cose cambiano. Soprattutto quando sembrano immobili. E tutti applaudono al grande leader, quello che tutto il mondo ci invidia, quel qualcuno  che crede di avere in mano le interiora dell’elettorato.
Dovrebbe rendersi necessaria una forzata riapertura delle pratiche di condono, dei frazionamenti già conclusi da tempo dagli Uffici Tecnici Urbanistici, con tanto di verifiche/accertamenti degli stessi.
La possibile identità di abusivi e abusati  che circolano per le nostre vie sono, guarda caso, simili nell’essere cittadini desiderosi di giustizia. Ma questo lo lasciamo ancora una volta al “nitrito” della “cavallina storna”.
Non ci credete? Pensate che Ischia  del XXI secolo non sia l’isola di Tortuga del XVII? Si accettano scommesse.
Di Antimo Puca

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