LA PAROLA AGLI ITALIANI? (DI VINCENZO ACUNTO)

Dovremmo dire, in coro, finalmente ed invece veniamo imboniti con dichiarazioni “funeste” per il
fatto che il governo, pur essendo risultato confermato nella fiducia, è andato a casa e gli italiani
vengono richiamati alle urne con circa otto mesi di anticipo. È comprensibile il disorientamento che
taluni ambienti, dell’informazione o di altro potere, avvertono per il fatto che con il rinnovo del
parlamento si decidono anche le sorti degli asset e le posizioni di tanti ma, considerare un evento che
dovrebbe essere gioioso “il popolo sovrano è chiamato ad esprimersi” alla stregua di un’ecatombe mi
sembra esagerato. Cerchiamo di capirci qualcosa. Costituzione italiana art.1 “L’Italia è una repubblica
democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei
limiti della costituzione”. La principale forma di sovranità riconosciuta al popolo è quella di eleggere
i propri rappresentanti ad amministrare la Nazione. Premesso ciò, senza andare troppo indietro alla
ricerca di un premier eletto dal popolo, rinveniamo che, nella legislatura che si conclude, nessuno dei
primi ministri è stato eletto dal popolo e cerchiamo di comprendere, da ultimo, cos’è successo.

Nel 2021, dopo che in tre anni il paese aveva registrato ben due crisi di governo, il presidente della
Repubblica decise di affidare il mandato al prof. Mario Draghi, già presidente della Banca centrale
europea dove era stato eletto nell’anno 2011, con forte pressione del governo italiano di
centrodestra. Grande esperto di finanza e di banca, già funzionario del Ministero del Tesoro e
collaboratore di una delle più importanti agenzie mondiale di rating. Mario Draghi, alla guida del
governo italiano, ha sicuramente assicurato all’Italia, nel mondo, una svolta considerativa.

Prese il posto di un parvenu della politica (quell’avvocato Giuseppe Conte che, posto a capo di un governo di
parvenu, aveva portato l’Italia nel baratro istituzionale, finanziario e sanitario) dicendo di sì al
Presidente della Repubblica, con riluttanza, in quanto (e non è mistero) anelava alla presidenza della
repubblica alla quale, nel febbraio di quest’anno, gli fu sbarrato il passo da una attenta regia che fece
in modo di raddoppiare il settennato di Mattarella che pur s’era posta la domanda sulla legittimità
del raddoppio. Da febbraio in poi i segni di insoddisfazione, nel presidente Draghi, erano palpabili. Si
è trovato più volte impedito,sulla via d’uscita, da eventi gravi, non sopportando qualche mal di pancia
che, taluni componenti la sua maggioranza bulgara, di tanto in tanto gli presentavano. Prima i PNRR,
poi la guerra in ucraina, poi le elezioni amministrative, poi il termovalorizzatore di Roma erano
diventati intollerabili per chi non era abituato ad accettare obiezioni al suo agire. Specialmente se
sciocche. Chi non ricorda il famoso “whateverit takes” -costi quel che costa- per zittire, alla BCE, taluni
banchieri recalcitranti sul suo piano per salvare l’euro. Ha “tenuto botta” fino a quando quello sciocco
di ex premier, Conte, non gli ha offerto, su un piatto d’argento, la possibilità di tirarsi fuori dai giochi.
Stufo com’è di dover attendere, tutti i giorni, a problemi enormi ed avere a che fare con stupidotti di
quarta serie assurti al ruolo di parlamentari. Quando invece (come ogni persona normale) potrebbe
godersi la vecchiaia e i nipotini. Con la scusa del termovalorizzatore a Roma, la cui urgenza è sotto gli
occhi del mondo, l’avvocato Conte (assunto a capo dei grillini) sempre avvelenato per il suo
defenestramento da premier, dice ai senatori del gruppo “al momento del voto in Senato sulla fiducia
al decreto aiuti, uscite dall’aula, così non ci facciamo accusare che dopo anni che ci siamo opposti al
termovalorizzatore, l’abbiamo poi votato”. È una scelta che reputo coerente per la posizione che i
grillini hanno sempre avuto contro il termovalorizzatore a Roma che, peraltro, dovrebbe far gioire
tutti, essendo politicamente suicida di un movimento che nato dal nulla ritorna nel nulla.

Ma, nonostante che il governo avesse incassato la fiducia del parlamento, per il prof. Mario Draghi, la
diserzione, diventa un’offesa personale e, come una classica “zita contignosa”, va dal Presidente della
Repubblica e si dimette. Il Presidente lo rimanda alle camere per fargli verificare se ha ancora una
maggioranza e al senato su 133 votanti, 95 gli assicurano la fiducia e 38 no. Tecnicamente il governo
ha ottenuto la fiducia ma al prof. Draghi non basta e, poiché ritiene offensive le ulteriori diserzioni
nate per interventi di furbastri (che nella loro vita politica hanno spaziato, secondo le convenienze, dà centro a destra e poi a sinistra) che chiedevano di andare avanti tutti insieme come se nulla fosse
successo e chi chiedeva di andare avanti senza i recalcitranti grillini, non ritiene di verificare nemmeno
se l’altra camera gli assicuri la maggioranza e va a confermare le dimissioni. Ha un senso ritenere
offensive diserzioni dal voto a otto mesi dalla fine naturale della legislatura quando già si respira aria
da campagna elettorale? Ritengo di no. Comunque, dal momento delle dimissioni, si dice in gergo
tecnico che il governo resta in stand by e dopo lo scioglimento delle camere resta in carica per gli
affari correnti. È un affare corrente, con governo dimesso, andare in Algeria a sottoscrivere un
contratto per l’Italia (sia pur ottimo) o approvare il disegno di legge sulla concorrenza legato al Pnrr?
O sono attività che dimostrano come il parlamento (e quindi il popolo) in certi ambienti non conta
“un fico secco”? Al prof. Draghi non è servito che oltre mille sindaci italiani e non so quanti presidenti
di regione l’abbiano supplicato a restare e non è servita analoga supplica delle cancellerie europee
nelle quali, essendo l’unico vero esperto, si erge come un ciclope.

Dobbiamo pensare che
effettivamente egli è stufo di tanto potere e di tanta considerazione e desidera godersi la pensione e
i nipotini o, con un briciolo di malizia, si può sospettare che nella pentola bolle altro e che l’incauta
sortita di Conte è stato solo il pretesto opportuno per consentire una via di fuga affinché si
determinasse altro? Di economia non ho mai capito granché, per cui chiedo: “a chi non parve strano
che il semplice avvento di Draghi alla guida del governo determinasse (senza che fosse successo nulla)
le agenzie finanziarie a comunicare che la nostra economia si era miracolosamente rigenerata rispetto
alla settimana precedente, quando la nazione era presentata a concreto rischio default?” Chi vive la
quotidianità potrebbe scrivere “quali benefici concreti ha notato, negli ultimi 17 mesi?” Io ho notato
che da noi, in detto periodo, i carburanti sono diventati i più cari d’Europa come pure il gas e l’energia
elettrica (pur se le nostre riserve non sono state ancora toccate), come pure la pasta, il pane e tanti
altri generi alimentari sono aumentati in virtù della crisi Ucraina (pur se i prodotti nei supermercati
sono stati confezionati da qualche anno e quindi prima della crisi che riverbererà i suoi effetti l’anno
prossimo). Ci si è impelagati nella vicenda bellica della quale, a distanza di 5 mesi, nessuno ci ha
spiegato quale svantaggio sta ricevendo la Russia di Putin dalle tante sanzioni per le quali le nostre
aziende stanno pagando prezzi salatissimi. Qualcuno ci può dire chi pagherà quei miliardi per armi
che abbiamo inviato in Ucraina perché si difendessero dai bombardamenti che, invece, continuano a
uccidere tutti? Qualcuno ci potrebbe aiutare a capire come mai i nostri pensionati, che vivono con un
assegno di pensione spesso inferiore al reddito di cittadinanza, devono continuare a pagare i ticket
sanitari, mentre ogni parlamentare prende un assegno di oltre diecimila euro al mese e dopo solo 5
anni di vita parlamentare prende già la pensione, mentre un cittadino normale deve lavorare fino alla
morte e negli ultimi 17 mesi non s’è nemmeno discusso del problema? Ci sarà mai qualcuno che ci
darà qualche risposta? Personalmente non credo anche perché dopo aver ascoltato la parola degli
italiani i direttori d’orchestra faranno suonare la musica di un diverso spartito! acuntovi@libero.it

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