Grande delusione, quella del Napoli. Con l’avvento di Luciano Spalletti sulla panchina azzurra la speranza era quella di poter mettere finalmente mano su quello scudetto che più volte è sfuggito negli ultimi anni. Invece, complice qualche risultato beffardo, soprattutto contro avversarie modeste, i partenopei sono rimasti con un pugno di mosche, pur confezionando una qualificazione in Champions League che mancava dal 2019. A partire dalla prossima stagione, però, l’atmosfera sarà ben diversa: a Castelvolturno non si vedrà più il tiro a giro di Lorenzo Insigne, che ha abbandonato i gradi di capitano per volare in Canada e iniziare una nuova avventura col Toronto.
Insigne era sicuramente uno dei giocatori più rappresentativi del Napoli. Sebbene la famiglia non abbia mai nascosto una predilezione per la Juventus e lo stesso Lorenzo abbia sempre indicato in Del Piero il proprio idolo, il fascino dello scugnizzo non ha mancato di attecchire tra i tifosi. Era il 2010 quando Insigne esordì con la maglia azzurra, per poi entrare in pianta stabile in prima squadra nell’estate del 2012, dopo aver riportato in Serie A il Pescara, allora guidato da Zeman. Il repertorio tecnico dell’esterno non si è mai evoluto più di tanto, eppure il numero 24 era tra i pochi a garantire una certa fluidità alla manovra offensiva.
Hirving Lozano è forse tra gli uomini più accreditati per prendere il posto di Insigne, ma in caso di arrivo di Bernardeschi le scelte sulla corsia sinistra aumenteranno. Il club si è già aggiudicato il georgiano Kvaratskhelia, ma ovviamente è ancora presto per affermare che il nuovo arrivato possa fare faville in Serie A e nella fattispecie all’ombra del Vesuvio. Per il resto, comunque, l’ossatura generale della squadra non dovrebbe cambiare, anche perché Spalletti rimarrà saldo in panchina e darà continuità al progetto tecnico avviato meno di un anno fa. Il riscatto di Anguissa ne è già una prova. L’addio di Insigne non deve essere visto come un passo indietro.
Il mercato potrebbe risultare decisivo per il futuro del Napoli. In linea teorica i pezzi grossi dell’organico come Koulibaly e Mertens sono i perni della squadra, ma c’è bisogno di qualche rinforzo in più, anche perché all’esplosione di Lobotka è corrisposta un’involuzione di Zielinski e Fabian Ruiz sembra sempre lontano dalla consacrazione definitiva. Inutile aspettarsi grandissimi stravolgimenti: le scommesse sportive in rete inseriscono il Napoli nel novero delle compagini che possono ambire allo scudetto (con le milanesi e la Juventus), ma gli azzurri partono comunque dietro a Milan e Inter. Le rose delle milanesi protagoniste della stagione appena conclusasi sono indubbiamente più attrezzate.
I dubbi dei tifosi sono legittimi: se il Napoli non è riuscito a vincere lo scudetto quando c’erano Insigne e Sarri, perché dovrebbe riuscirci adesso che alcune certezze sono venute a mancare? Nel frattempo, però, il campionato italiano si è radicalmente trasformato e l’egemonia della Juventus si è conclusa da un pezzo. Adesso è il momento degli outsider, un ruolo che il Napoli può ricoprire tranquillamente. Si riparte da chi è rimasto, con l’auspicio che la Champions non sottragga troppe energie per il campionato e che anche in Europa possa arrivare qualche nuova soddisfazione.