SANT’ANGELO NEL MIRINO DI DE FALCO. DI VINCENZO ACUNTO

Il senatore della Repubblica Italiana Gregorio De Falco (fontanese di adozione per parte di madre),
la scorsa settimana con pubblicazione su “Il Golfo” del 30 aprile, è comparso alle cronache
nostrane per aver presentato, all’attenzione dei ministri Cingolani (transizione ecologica) e
Franceschini (beni culturali), un’interrogazione parlamentare per una edificazione che si sta
portando a compimento sullo scoglio denominato “Le Parate” a sud ovest della Torre di S.Angelo.


Dice il senatore che rimasto impressionato per quell’edificazione, s’è recato al municipio di Serrara
e, dopo aver tentato di sapere qualcosa, ha formalizzato al sindaco richiesta di accesso agli atti,
che non gli è stata concessa e, in conseguenza di ciò, ha presentato denuncia alla magistratura
della quale “non sa ancora nulla”. E da qui l’interrogazione. Campa cavallo che l’erba cresce o,
meglio ancora, “Cavallo non morire, che l’erba deve venire” dalla sua citazione originaria. Si
potrebbe dire niente di nuovo sotto il sole se non che siamo al ridicolo totale.

Si, RIDICOLO TOTALE
in quanto non serve, qui, stare a dire se quella costruzione è legittima o meno con spolvero di
leggi, leggine e giurisprudenza del settore. Sarebbe inutile come per le altre volte che ho scritto
documentando anche fotograficamente il tutto. Per attestare che, in quell’angolo di paradiso, non
v’è mai stata una casa o altro comodo che potesse darne le sembianze. Vi era un piccolo
“accuccio” (luogo formato dai cani da caccia) essendo la zona, negli anni addietro, postazione di
caccia degli uccelli migratori che in quell’area facevano sosta durante i loro spostamenti. In quel
posto, alla fine degli anni 90, tal Fausto Iacono (che forse rivendicava qualche privilegio ereditario),
scavò, notte tempo, con la complicità degli amministratori dell’epoca, una grottella con
l’intenzione di fare un ristorante che non restò esente da contestazioni varie. Carta canta!! Con la
complicità delle aziende fornitrici di servizio, addusse anche energia elettrica e idrica sempre
nell’occhio socchiuso di vigili urbani e carabinieri che pur s’alternavano al controllo del territorio.


La società comproprietaria dell’isolotto (l’altra metà è della famiglia santangiolese Iacono) fece
causa all’abusivo che fu cacciato via, in malo modo, e prima di lasciare distrusse tutto quello che
aveva realizzato. Carta canta!! Gli amanti dello scoglio tirarono un sospiro di sollievo e nessuno si
preoccupò di capire com’era possibile che in un luogo così esposto nessuno avesse visto un abuso
così marchiano. Il sospiro però fu corto. Un paio di anni fa comparve, dall’ignoto (?)un cartello di
“divieto di accesso-area privata” e poi dopo una bella rete e paletti che fisicamente ostruiva
rendendo operativo il segnale. Dei giovani proditori si portarono sul posto e nella comprensibile
enfasi dell’azione, in un gesto di liberazione proletaria, sradicarono rete e segnaletica che
consegnarono ai flutti restituendo ad una sonnecchiosa collettività un bene di tutti. Piansi dalla
gioia anche se l’azione, a parte qualche pezzettino di stampa, non destò impressioni particolari. Il
silenziatore fu immediatamente posto sul caso ed ai miei commenti impertinenti. Ebbi, modo di
registrare, nei giorni successivi, che il grido soffuso di giustizia paesana (!!) non era caduto nel
vuoto e qualcuno l’aveva percepito. Un fatto bellissimo, direi miracoloso, successe, infatti, dopo
pochi giorni dalla “liberazione proletaria”. Giustizia che germoglia giustizia? Il gruppo nas dell’arma
dei carabinieri, per mettere in sicurezza la salute dei santangiolesi, le cui pance, evidentemente,
avevano manifestato qualche sussulto impertinente, a stagione appena iniziata, fece una bella
verifica alle cucine di talune attività del posto, avendo fiutato che, pur se da anni il paese vive da
osservato speciale del funzionario della asl competente, qualcosa non andava. Ed infatti più di
qualche magagna fu rilevata e una serie di sequestri si operarono che costarono parecchie migliaia
di euro. Una particolarità, che qualche malpensante all’epoca notò, fu che, per pura coincidenza,
le attività interessate ai controlli s’appartenevano alle famiglie dei proditori della liberazione
proletaria delle “parate di Filippo”, come a S.Angelo è chiamato lo scoglio di cui parliamo!!! E,
poiché nel paese si diffuse, scioccamente, il convincimento che chi manifestasse perplessità sullo
sviluppo edificatorio del sito corresse un rischio simile a chi opera sulle linee “dell’alta tensione”, i
proditori sono scomparsi, in quanto il “dazio è caro” e non tutti sono disposti a pagarlo. Compresa una certa informazione che, sempre pronta a gridare “al ladro al ladro” vedendo inesistenti “mani
di altri sulla città”, non s’accorge “che è la città intera tra le mani di qualcuno”. Il dato cocente è
che, oramai, a Santangelo, di santangiolesi veri non ce ne sono più, né per strada né nel consesso
municipale, ed il paese è in vendita da ponente a levante. A prezzi da saldo se si confrontano i
prezzi degli immobili di qualche anno fa (meno di quaranta metri quadri venduti a duecentomila
euro) con quelli di oggi ci si fa un’idea. Una ragione ci deve pur essere o no?

(foto De Falco)

E qui il senatore De Falco, del quale apprezzo l’onestà intellettuale, non l’approssimazione del suo agire (compreso quello che gli ha dato notorietà), avrebbe potuto e potrebbe ancora fare la differenza! Infatti se
accortosi della edificazione (che è pacifico avviene in area soggetta a vincolo assoluto) è andato al
municipio di Serrara per vedere gli atti e il funzionario non glielo ha concesso, chi non ritiene che
prima di rivolgere una interrogazione, da tempi biblici, a ministri “stopposamente” impegnati
(come Cingolani per il gas o Franceschini per la ricostruzione del teatro di Mariupol) sarebbe stato
più utile farsi ricevere dal Prefetto di Napoli [che ha poteri di accertamento e di disapplicazione
degli atti amministrativi illegittimi] oppure dal Procuratore della Repubblica, che sicuramente non
avrebbero fatto fare anticamera ad un senatore peraltro così noto? Il dato preoccupante non è
tanto il fatto in sé (l’abuso edilizio,) per il quale non mi strappo più le vesti (Ischia è nota nel
mondo per essere la terra dell’abusivismo edilizio), ma il dover prendere atto, ancora oggi, che,
come disse il Notaio Arturo, al procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore ed al presidente
della terza sezione penale della Cassazione Pierluigi Onorato (ad un convegno del Rotary
sull’abusivismo edilizio nell’anno 2007) “sull’isola d’Ischia la concessione edilizia non la rilascia il
sindaco ma il vicino!”. Cioè l’amico. E, per dirla alla Totò, “ho detto tutto!”. acuntovi@libero.it

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