ISCHIA. COPPA DI NESTORE: NELL’URNA CINERARIA I RESTI DI TRE PERSONE E DUE ANIMALI

È stata riscritta, o meglio resa più completa, la storia della Coppa di Nestore, il reperto più antico di greco scritto, ritrovato oltre 50 anni fa nella necropoli di San Montano, a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia. Ed il mistero della tomba greca, dove fu ritrovato l’antico oggetto di creta diventa sempre più affascinante.

Si trova ad Ischia il più antico stanziamento greco in Italia fatto risalire alla prima metà dell’VIII secolo a.C. (770 a.C. di preciso). Si tratta di Pithecusa, o Pitecussa, nome con cui veniva chiamata anche l’attuale isola di Ischia: qui mercanti, in prevalenza greci, convivevano insieme a coloni etruschi e fenici in quello che a un certo punto della propria storia assunse il profilo di una civiltà multietnica. Un vero incrocio delle principali civiltà del tempo.

Tra le rovine di Pitecussa, gli archeologi hanno portato alla luce una necropoli che ospita 1300 tombe e nasconde più di un mistero. Tra questi la Coppa di Nestore, misteriosa e antichissima urna funeraria.

Alcuni recenti rilevazioni, analizzate sulla rivista open access PLOS ONE, hanno stabilito che, all’interno dell’urna greca, sarebbero presenti i resti non soltanto di una, ma bensì 3 persone. In quello che ha tutto l’aspetto di un cocktail di ceneri, poi, sarebbero finiti anche alcuni cani e capre.

Viene quindi riscritta la tesi che vorrebbe la presenza, all’interno del recipiente decorato, dei resti di una sola persona di età compresa tra i 10 e 14 anni, presumibilmente un individuo di una certa rilevanza sociale. Riguardo al giovanissimo deceduto, però, il precedente esame non ha sbagliato. Le tre persone cremate e deposte nel vaso funerario infatti sono decedute in 3 fasi diverse delle loro vita e uno dei deposti nell’urna ha effettivamente avuto pochi anni al momento della sua dipartita.

Dei 195 frammenti ossei esaminati dai ricercatori dell’Università di Padova e dell’Università La Sapienza di Roma e presenti nell’area, solo 130 erano umani, mentre 45 appartenevano ad animali che potrebbero aver avuto una funzione nutritiva o di compagnia nei riguardi dei morti.

La Coppa di Nestore è un artefatto di sconfinata importanza: reca sulla sua superficie l’esempio più antico di greco scritto a nostra disposizione: «Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης» (Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona).

Paradossalmente le nuove rilevazioni infittiscono il mistero e porgono nuove domande. Resta ancora qualcosa da scoprire? Il tempo sarà giudice e latore di nuove risposte.

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