MARCO AURELIO E I PENSIERI SULLA DEMOCRAZIA NATI DAI SUOI PENSIERI. DI ARCANGELO MONACILIUNI

“Il parere di diecimila uomini non ha alcun valore se nessuno di loro sa niente sull’argomento”.
Mi sono imbattuto in questo pensiero di Marco Aurelio qui su facebook giorni fa. D’impulso mi è venuto da commentare: “Se posso, osserverei che la massima di Marco Aurelio è certamente (recte: ovviamente) saggia, e tuttavia nemmeno il parere dello stesso Marco Aurelio ha valore se nemmeno lui sa niente sull’argomento. Questo a dire che, a mio modo di vedere, non va prestato servo ossequio nè alle posizioni delle maggioranze, sol perché tali, nè a quelle minoritarie, sol perchè illuminate per fideistica definizione.”
Tuttavia, immediatamente dopo aver rilasciato il commento, sono stato assalito dai dubbi.
Mi son chiesto: “Si, ma se sull’argomento nessuno, compreso Marco Aurelio, sa nulla e tuttavia occorre prendere una decisione, occorre agire, l’opinione di Marco Aurelio non dovrebbe pesare di più? e non dovrebbe pesare di più non perché Egli sia l’imperatore, ma perché notoriamente saggio e, quindi, in quanto tale e in quanto tale riconosciuto, più degli altri capace di indicare il giusto percorso? E non peserà comunque di più in ragione delle sue capacità dialettiche?
A questo punto, focalizzando il pensiero sulla gestione della res pubblica -e non sui pareri relativi ad argomenti tecnico/scientifici che, al di là di restanti considerazioni, presuppongono il possesso di un titolo acquisito a seguito di studi specifici che imporrebbe il silenzio a chi “non sa”, così evitando di dover fare appello a Marco Aurelio- mi è tornato alla mente, sotto forma di rapide sequenze, di flashes, il dibattito il cui inizio va collocato alle prime forme di organizzazione dell’Uomo in società fra uomini.
E’ dai tempi di Platone che si discute con robuste argomentazioni di democrazia ed aristocrazia/oligarchia, di “società chiusa” e “società aperta”, nell’odierna declinazione di Karl Popper. Il dibattito, è ben noto, ha attraversato, attraversa, la storia ed è tuttora più che mai vivo.
Pungolati dal referendum sulla c. detta riforma costituzionale Renzi/Boschi, ne han discusso nel 2016, appassionatamente e senza trovare intese, Eugenio Scalfari e Gustavo Zagrebelsky. “La oligarchia è la sola forma di democrazia, in quanto le democrazie son sempre guidate da pochi“ a dire del primo; “La democrazia è lotta per la democrazia e non è la classe dei privilegiati quella che può condurla” a dire del secondo.
Si sono avute prese di posizioni peculiari che, dando per scontata “la prevalenza del cretino, o comunque, del mediocre, che raggiunge la sua apoteosi in quella caricatura di democrazia che è divenuta la nostra democrazia”, han concluso che: “Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? E adesso lapidatemi pure” (così Gramellini in più occasioni, a partire da “La megliocrazia” su La stampa del 3 novembre 2011).
In tali sensi coloro che partendo da un’asserita degenerazione della democrazia, che sostanzierebbe un sistema di selezione del peggio della società, la “oclocrazia” di Hoppe, ma, per vero, già di Polibio, propongono una serie di varianti: “lottocrazia”, ovvero sorteggi, e però fra candidati immacolati (quali, come loro scelti?), “demarchia”, ovvero scelta casuale a rotazione fra la popolazione, già praticata nell’antica Grecia, e/o una scelta fra soggetti che superino un Test predisposto da super computer che miscelerebbe argomenti di cultura, di logica e di diritto. Test cui, per altri ancora, dovrebbe seguirne uno ulteriore sull’onestà, nel caso a mezzo della macchina della verità. Ad intendersi sul significato a darsi all’onestà, per Croce la “onestà politica non è altro che la capacità politica”, in definitiva alla democrazia andrebbe contrapposta la epistocrazia (“conoscenza scientifica”), ovvero il governo dei competenti (per tutti, valga il poderoso saggio di Jason Brennan “Contro la democrazia”).
Beh, questo rapido affastellarsi di flashes di reminiscenze, non mi ha aiutato, non mi aiuta, a dare risposte certe alle domande di cui sopra.
Il punto è che la politica, il Governo della cosa pubblica, è scelta, non teorema, resta doxa (opinione, senza certezze di possedersi la verità), non episteme (conoscenza certa).
Da qui, la difficoltà di intendersi, di trovare un terreno sul quale si possa tutti convergere. Il dominio dell’Intelligenza artificiale (IA), dei freddi algoritmi, non è ancora tale da impedirci di scegliere, di avere sensazioni, emozioni e di assumere decisioni anche in base a loro, in un mix fra passione e ragione, per gli immortali versi di Kalil Gibran vela e timone dell’animo umano.
E, per fortuna, il Candido dello splendido romanzo di Guido Maria Brera può ancora esser rassicurato con “Per adesso, caro Candido, ci sono più cose in cielo e in terra di quante l’algoritmo possa solo immaginare”. E, quindi, forse dovremmo tenerci stretta la democrazia, il suffragio universale, imperfetta/i certo, ma che non escludono le passioni umane, l’Uomo in definitiva, oltre ad esser temperati dal rilevante dato che “il potere” nelle democrazie è distribuito fra molte mani, molti potentati, molti “saggi” non votati. E questo senza dimenticare che gli eletti, deputati alla cura della cosa pubblica, sono ripartiti in più livelli, nazionale, regionale, locale e fruiscono della loro fetta di potere per un tempo limitato, salvo ulteriori passaggi elettorali cui i “saggi” non sono sottoposti.
E dovremmo sicuramente affidarci a Marco Aurelio, ma senza ritenere che, sempre e comunque, sia la sua opinione, la sua volontà, a dover prevalere, sol perché saggio, o, ipotesi ben peggiore perché prescinde dalla saggezza, sol perché Imperator. Ipotesi, quest’ultima, che il saggio imperatore/filosofo non avrebbe mai formulata.

di Arcangelo Monaciliuni

Costituzionalista

già Magistrato T.A.R. Campania

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