Coronavirus: Alvarez&Marsal, in prossimi 12 mesi +4 mld di euro di prodotti made in Italy

Roma, 11 nov. (Adnkronos) – Il covid rivoluziona le filiere produttive e in Italia nei prossimi 12 mesi si venderanno fra i 3 e i 4 miliardi di euro di prodotti Made in Italy in più, con una riduzione dell’import del quasi 3,5%. La pandemia, infatti, porterà alla riorganizzazione dei modelli produttivi e delle catene di approvvigionamento e l’effetto di questa rivoluzione si leggerà su produzione e consumi. Questo è ciò che emerge dal nuovo report della società di consulenza globale Alvarez&Marsal, svolto in collaborazione con Retail Economics, sulle 30 principali catene di distribuzione presenti in 6 paesi europei (Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Svizzera).

“Dopo un iniziale momento di difficoltà , molti rivenditori si sono domandati come progettare catene di fornitura più intelligenti e più affidabili” commenta Alberto Franzone, managing director di Alvarez&Marsal Italia. La ricerca, infatti, ha evidenziato come il 70% delle catene europee abbia ritenuto necessario rivedere la propria supply chainproprio alla luce dei cambiamenti generati dalla pandemia. Gli effetti dell’epidemia di Covid sui retailer hanno sottolineato l’eccessiva dipendenza da singoli fornitori e l’inadeguatezza di rotte di approvvigionamento da un unico paese (spesso asiatico) per molte aziende. Ecco che dall’indagine emerge come il 55% dei rivenditori abbia già iniziato a diversificare i fornitori e nei prossimi 12 mesi il 53% di loro cambierà le rotte di rifornimento, mentre il 46% prediligerà una politica di near-shoring e cioè di riavvicinamento delle fonti di approvvigionamento.

In questa grande fase di riorganizzazione emerge nei piani post-pandemici dei retailer, proprio accanto al near-shoring di cui sopra, anche una spinta verso l’on-shoring, il riportare all’interno dei confini nazionali l’intera o una parte prevalente della filiera di produzione. “Una prospettiva – commenta Franzone – interessante dal punto di vista delle ricadute su occupazione e prodotto interno ma che si scontra con numerose barriere che rischiano di incidere non poco sul valore finale del bene e quindi sul futuro equilibrio domanda-offerta”.

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