A rischio default 1,7 milioni di micro imprese. Quattro micro imprese su 10, rischiano la chiusura a causa della crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria esplosa nei mesi scorsi. A dirlo è la Cgia dopo aver appreso i risultati dell’ultima nota mensile pubblicata dall’Istat sull’andamento dell’economia italiana.
L’Istituto, infatti, ha realizzato un sondaggio su un campione rappresentativo di aziende italiane di diversa dimensione da dove è emerso che le micro realtà aziendali sono, tra tutte, quelle più in difficoltà. “Ci riferiamo – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a quel ceto medio produttivo costituito da imprese dei servizi, negozianti, botteghe artigiane e partite Iva con meno di 10 addetti che dopo il lockdown non si sono più riprese e, ora, hanno manifestato l’intenzione di chiudere definitivamente la saracinesca. I settori più vulnerabili alla crisi emersi da questa indagine sono stati i bar, i ristoranti, le attività ricettive, il piccolo commercio, il comparto della cultura e dell’intrattenimento”.
La Cgia torna a chiedere che “con il decreto di Agosto le micro realtà commerciali e produttive più fragili all’emergenza sanitaria” siano “aiutate a rimanere in vita”. Come? L’associazione dei piccoli artigiani indica “in primo luogo, attraverso una ulteriore e più robusta erogazione di contributi a fondo perduto; in secondo luogo, con la cancellazione delle scadenze fiscali erariali, almeno sino alla fine di quest’anno”. Le previsioni, “purtroppo non lasciano presagire nulla di buono” dicono dalla Cgia ricordando che nel 2009, “l’anno horribilis dell’economia italiana di questi ultimi 75 anni, il Pil nazionale è sceso del 5,5 per cento, mentre il tasso di disoccupazione nel giro di 2 anni è salito dal 6 al 12 per cento”