Smart working, più incentivi e agevolazioni
Il governo ha approvato un disegno di legge per tutelare il nuovo approccio all’organizzazione aziendale. Ma, prima di tutto, secondo le aziende è indispensabile per favorire l’economia e l’occupazione Le imprese italiane chiedono più spazi e agevolazioni per lo smart working, il nuovo modo di concepire il lavoro in grado di unire le esigenze individuali dei dipendenti con quelle dell’azienda stessa, superando la tipica struttura dell’organizzazione piramidale.
L’INDAGINE REGUS
Le aspettative delle imprese nei confronti dei governi sono state raccolte da Regus, il principale fornitore globale di spazio per il lavoro flessibile, che ha condotto una ricerca internazionale intervistando 44mila aziende dislocate in 105 Paesi.
Analizzando i dati così ottenuti, risulta che la pratica dello smart working è sempre più diffusa. In Italia il 51% dei manager, dei professionisti e dei “knowledge workers”, cioè coloro che operano e comunicano in modo prevalente con la conoscenza, e quindi docenti, bibliotecari o architetti, lavora lontano dall’ufficio per metà settimana, numeri corrispondenti alla media mondiale di aziende che adottano nuove forme di lavoro organizzate ed efficienti.
ITALIA IN LINEA CON LA MEDIA MONDIALE
Le risposte fornite dalle imprese fanno capire che in tutto il mondo c’è la forte esigenza di ottenere una regolamentazione sul tema. In Italia, l’86% degli intervistati auspica che la propria azienda adotti il concetto di smart working grazie alle agevolazioni fornite delle istituzioni. Una percentuale in linea con la media mondiale, superiore ai tedeschi (78%) ma inferiore rispetto agli spagnoli (92%).
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In particolare, l’84% del panel di italiani intervistati ritiene che il Governo si debba impegnare
maggiormente per promuovere questa forma di lavoro. Anche in questo caso la media è superiore
alla Germania ma inferiore alla Spagna.
LA NORMATIVA
Proprio qualche giorno fa Palazzo Chigi aveva inserito un disegno di legge all’interno della nuova
Legge di Stabilità, con l’intento di emanare una norma a tutela della produttività favorendo lo
smart working.
Una notizia sicuramente positiva per il mondo imprenditoriale, che sente il bisogno e la necessità di
ottenere finanziamenti e spazi flessibili per ottimizzare il lavoro.
Attualmente il quadro legislativo non appare chiaro e definito. Al momento non esiste una legge
organica e sistematica in grado di disciplinare tale istituto. La conciliazione dei tempi di vita e
lavoro è affidata alla normativa dei congedi genitoriali del 2001, mentre la flessibilità oraria viene
identificata con il part-time.
STIMOLO PER L’ECONOMIA E L’OCCUPAZIONE
“Questa ricerca conferma che la crescita dello smart working è costante in tutta Europa –
sottolinea Mauro Mordini, country manager di Regus Italia. -. Le imprese si aspettano dai governi
nazionali incentivi e agevolazioni fiscali per incrementare ulteriormente queste modalità
organizzative delle attività. È necessario considerare che sono numerosi gli indicatori che
dimostrano come il lavoro agile sia un fattore determinante per accrescere la produttività delle
aziende e quindi per stimolare l’economia e far crescere l’occupazione”.
Pmi e e-commerce: accordo tra
Confcommercio e eBay
Fino a settembre 2016 le pmi iscritte alla Confederazione saranno agevolate nel creare le proprie
vetrine telematiche sulla famosa piattaforma di acquisti online
Pmi e e-commerce è un connubio che ancora fatica a consolidarsi in Italia. Secondo una indagine
realizzata da Tns, delle 202 piccole e medie imprese intervistate ben l’88% ritiene la vendita
telematica poco utile o addirittura inutile, mentre il 92% ha ammesso di non aver mai preso in
considerazione di utilizzare il commercio elettronico, anche se poco più della metà ha un proprio
sito internet. Si tratta di dati preoccupanti per la competitività delle aziende nostrane, che
rischiano di tenerle lontane da una domanda che invece è in forte aumento a livello globale.
ASSOCIARSI CONVIENE
E-COMMERCE CRESCE IN ITALIA MA LE STIME SONO ANCORA
INFERIORI ALLA MEDIA EUROPEA
Le stime di mercato relative all’acquisto online di prodotti in Italia rivelano una crescita pari al
24% in termini di volumi e al 15% in termini di valori per il 2015. Per superare questo ritardo
rispetto alla media europea per quanto concerne lo sviluppo di canali di vendita alternativi,
Confcommercio ha siglato una partnership nel mondo del retail 2.0 con eBay, il colosso
internazionale del commercio online.
CONFCOMMERCIO E EBAY: L’ACCORSO PER LA DIGITALIZZAZIONE
DELLE PMI ITALIANE
L’accordo prevede la possibilità per le pmi iscritte della Confederazione generale italiana delle
Imprese di creare gratuitamente nei prossimi sei mesi sulla piattaforma di e-commerce la propria
vetrina virtuale e di vendere così in rete i propri prodotti. Alla fine del periodo di promozione il
canone da pagare sarà pari a 33,91 euro, a tutto vantaggio del fatturato e del risparmio in termini
di tempo e costi. Gli interessati hanno tempo fino a settembre 2016 per usufruire dell’incentivo.
Anche i numeri fanno ben sperare: nell’ultimo anno è cresciuto del 20% il numero di aziende
italiane che hanno fatturato più di un milione di dollari utilizzando eBay.
AZIENDE ITALIANE E COMMERCIO ONLINE: CONNUBIO DIFFICILE
Per le aziende che prenderanno parte al progetto è stato creato anche un vademecum, che passo
dopo passo guida gli imprenditori alla vendita sul portale di e-commerce più famoso del mondo. Si
tratta di una sfida importante, dal momento che molte pmi italiane sono ancora restie a dedicarsi a
questo canale di vendita alternativo a quello tradizionale: il 72% degli intervistati pensa che questo
sia un canale complesso, il 56% che gli investimenti da fare siano considerevoli e che non sia
adatto alle imprese di piccole dimensioni.
“L’e-commerce – ha commentato Alessandro Micheli, presidente dei Giovani Imprenditori e
consigliere di Confcommercio – è strategico per le nostre imprese in un momento in cui stiamo
uscendo dalla crisi e il mercato è mutato. Le scelte le fanno i consumatori, dobbiamo essere
consapevoli di questo e dobbiamo aiutare le nostre pmi ad affrontare la sfida. E’ chiaro che avere o
non avere le capacità su internet farà la differenza su chi vincerà o chi soccomberà nella sfida
lanciata dai nuovi mercati”.