LUDOPATIA/ “CHASING” UN CORTO ISPIRATO ALLA STORIA DI MARCO

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La dipendenza dal gioco si può affrontare in tanti modi, il regista Renato Porfido lo ha fatto attraverso un corto cinematografico che si intitola Chasing e che prende spunto da una triste vicenda isolana: il suicidio di Marco Castaldi, il ragazzo di 19 anni che questa estate decise di farla finita lanciandosi nel vuoto dalla chiesa del Soccorso.
Un episodio recente che tutti ricordano perché creò sgomento nella comunità isolana. E non solo per il fatto in sé, ma anche perché dietro la terribile decisione di quel ragazzo c’era proprio la perdita di denaro al gioco.
Marco aveva perso tutti i soldi che possedeva giocando a poker on-line e su un sito di scommesse su internet. Lo aveva spiegato lui stesso in un drammatico biglietto lasciato alla famiglia, dove chiedeva scusa per il suo gesto estremo e se ne descriveva la causa scatenante.
Un ragazzo timido Marco, come lo descrive chi lo conosceva, non certo uno da cui ti aspetteresti la caduta in un vizio che spesso viene associato ad una personalità più mondana, ad un certo stile di vita.
Invece non è così, invece a cadere nella trappola della dipendenza oggi sono tante persone insospettabili: donne che hanno sempre lavorato in casa, anziani, ragazzini. E questo anche a causa della possibilità tutta contemporanea di giocare, perdere e perdersi nella mura della propria casa con il gioco on line, con internet.
Il silenzio non fa bene ai disagi psicologici, non fa bene a quelle piaghe sociali su cui spesso si chiudono gli occhi, si fa finta che non esistono.
Ecco come nasce “Chasing” il corto realizzato dal regista Porfido.
La storia è amara come quella di Marco. Cambiano i nomi, cambia la geografia Ischia diventa una città di provincia nel Nord Italia.
La famiglia è semplice, come la famiglia Castaldi: padre muratore, madre casalinga; Marco nel corto si chiama Lorenzo, e fa il muratore anche lui.
Una vita tranquilla che cambia quando Lorenzo sviluppa una dipendenza dalle slot-machine: sempre più solo ed estraneo alla vita dei coetanei, il ragazzo viene assorbito da un vortice alimentato da rimorsi e sensi di colpa.

Premiato a Torino Film Festival questo breve lavoro cinematografico forse riesce meglio di tante parole a spiegare la solitudine ed il disagio che si nascondono dietro la dipendenza dal gioco.
Ha collaborato alla realizzazione del film l’associazione per i consumatori Primo Consumo, promotrice del progetto – Game Over la dipendenza dal gioco non è un gioco. Questa associazione da anni è impegnata nella lotta alla ludopatia.
Sulla base dell’esperienza maturata dalle psicologhe del centro in questi anni, avvalorata peraltro dalle recenti statistiche relative al pericoloso coinvolgimento dei giovanissimi nel gioco d’azzardo, Primo Consumo ha anche aperto il centro d’ascolto telefonico, gratuito a genitori e insegnanti, che sono le persone che più facilmente possono intercettare lo stato di disagio. Gli adolescenti infatti, proprio per le caratteristiche specifiche di questa fase evolutiva quali l’impulsività e la ricerca di novità e di emozioni nuove, costituiscono una tra le fasce di età più coinvolta nel gioco d’azzardo.

 

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