VIA IMU E TASI DALLA PRIMA CASA, MA LA COPERTA È CORTA

di Ennio Anastasio

L’annuncio del premier Matteo Renzi è ufficiale e ribadito proprio nei giorni scorsi : “il 16 Dicembre sarà il funerale di Imu e Tasi e sarà anche l’ultima volta che gli italiani pagheranno le tasse sull’abitazione principale, una riduzione senza precedenti”. Ed in effetti diciamolo con franchezza, le tasse sulla casa sono tra le imposte più odiose per milioni di italiani e si corre seriamente il rischio di abituarsi all’idea di essersi finalmente liberati da un pesante quanto ingiusto “fardello” e a ragion di più nell’isola verde dove si rispecchia ampiamente la statistica nazionale, che registra un ampio 81% della popolazione come proprietari di un appartamento, sogno indiscusso e realizzato con anni di lavoro e sacrifici. E già, perchè sono ben 25milioni nel nostro bel paese Italia coloro i quali hanno realizzato il grande sogno : possedere una casa propria, proprio gli stessi che se la sono vista “veramente brutta” neanche avessero fatto un grosso errore nella loro vita per l’insano acquisto. Nel 1992 iniziò il Governo Amato con la manovra finanziaria a far ricordare un brutto Natale un pò a tutti con l’introduzione dell’ISI (imposta straordinaria sugli immobili) che doveva colpire “una tantum” e quindi solo per quell’anno le case, anche le prime case, ma l’anno dopo arrivò la beffa perchè l’ISI si trasformò in ICI che colpiva rendite altissime poi ridotte a colpi di ricorsi. Il Governo Berlusconi la rimosse per la prima casa ma poi Monti, Governo tecnico, nel suo pacchetto “salva Italia” e coniugando il verbo” fate presto” pensò bene di ribattezzarla con il nome di IMU e giusto per compagnia fu affiancata di lì a poco dalla Tasi. Intanto i numeri parlano chiaro e dichiarano che da un gettito di circa 9 miliardi ottenuto con l’ICI fino al 2011 ora IMU e TASI procurano alle finanze pubbliche ben 25 miliardi di euro, dati aggiornati al 2014. Veniamo al dunque, il “rottamatore” fiorentino ha anche confermato per la stessa data l’abolizione dell’IMU agricola e dell’ lMU “imbullonata” cioè, per intenderci, quella che si paga per gli impianti e macchinari che sono incardinati al suolo nei capannoni industriali, ma quanto costerà la manovra? la sola “attenzione” della Tasi sulla prima casa procurerà un minor gettito di circa 3,7 miliardi e poi va considerato un ulteriore miliardo circa per eliminare l’IMU. Un conto che si può sicuramente definire “salato”, di quasi 5 miliardi, e se da un lato le famiglie potranno giovare di una minore spesa con l’eliminazione dell’odiata Tasi, con un risparmio sulla prima casa che si stima tra i 150 fino ai 300 euro mediamente, viene lecito chiedersi dall’altro : ma le coperture finanziarie ci sono? qui gatta ci cova….. “ci siamo fatti un mazzo così ma le abbiamo trovate” ha esordito il Premier di Palazzo Chigi, ma al di fuori delle battute, volendo avere una visione più realistica, Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia che ha il compito di bilanciare le politiche anti-tasse con i vincoli di Bilancio che ci sono imposti dall’Unione Europea ha poco da scegliere e la legge di Stabilità del 2016 si avvia a salire dai 20miliardi previsti a quasi 25 miliardi per cancellare TASI ed IMU e la coperta, tira di qua, tira di là è corta, anzi cortissima e si rischia seriamente per il recupero delle finanze, un nuovo giro di vite sull’IVA che potrebbe salire di altri due punti e quindi al 25%. Altra carta da giocare è la “spending review” operazione non facile, anche perchè i Sindaci sono già sul piede di guerra e non accettano di far fronte a nuovi sacrifici tant’è che lo stesso Renzi si è precipitato nel confermare agli stessi : “stiano tranquilli, rimborserò ai Comuni il minor gettito della Tasi, paro-paro”. La paura più fondata è che sia proprio la Local tax, il nuovo balzello unico che dovrà accorpare i diversi tributi minori imposti dalle Amministrazioni locali, a procurare questo “paro-paro” con il fatto che le promesse di riduzione delle tasse restino solo promesse e che le tasse, quelle che già paghiamo minacciati da una scure fiscale sempre più tagliente, diventino solo un cambio di nome.

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