QUANDO LA SCIENZA SBUGIARDA LA POLITICA. DI GINO BARBIERI

Sisma dell’Isola d’Ischia – Il ruolo nefasto delle Amministrazioni Comunali.

Dopo le tante inesattezze scritte dai giornali italiani, il vulcanologo Giuseppe Luongo, nella sua conferenza stampa tenuta a Casamicciola, corregge i “colleghi” dell’Osservatorio Vesuviano e bacchetta i mass media. Il sindaco di Casamicciola rimedia solo figuracce con le sue ambiguità e scorrettezze istituzionali.

Di GINO BARBIERI

E’ tornato sui luoghi delle sciagure annunciate, dopo le furiose polemiche divampate nei primi giorni del dopo sisma, che ha colpito con discreta virulenza parte dei territori di Casamicciola e Lacco Ameno e risparmiando gli altri comuni isolani da una catastrofe di più vaste proporzioni.

Parliamo del prof. Giuseppe Luongo, vulcanologo di chiara fama, già direttore dell’Osservatorio Geofisico di Napoli e scienziato illuminato che ha tenuto sotto stretta sorveglianza per oltre mezzo secolo l’estesa area flegrea, isolana e del Vesuvio-monte Somma. Il prof. Luongo è giunto nel porto di Casamicciola nella mattinata di sabato 26 agosto, invitato dal giornalista Giuseppe Mazzella, il veterano di tante battaglie condotte sui temi più importanti che hanno interessato la nostra isola, allo scopo di diradare dubbi e incertezze sulle modalità dell’evento sismico e mettere un punto fermo su ciò che occorre programmare per rendere più sicura l’urbanizzazione delle località maggiormente a rischio terremoto.

La conferenza stampa a cui hanno partecipato le maggiori testate nazionali e le reti televisive, ha visto la presenza dei sindaci Francesco Del Deo e Giacomo Pascale, in pianta stabile a Casamicciola fin dalle prime ore del mattino, mentre Giovan Battista Castagna, sindaco del comune termale, ha preferito snobbare l’incontro forse convinto di saperne più degli altri in fatto di…terremoti. E ne ha ben donde, con le credenziali di primo cittadino di un Ente Locale in predissesto, con le partecipate a pezzi, la Marina di Casamicciola commissariata, gli innumerevoli creditori che giurano di farla pagare a tutti, l’Anac di Cantone che indaga sul baraccone marcio dell’ex Osservatorio Geofisico e la Corte dei Conti che quando prima presenterà un conto salatissimo a sindaco e assessori della cuccagna!

Dicevamo di Giovan Battista Castagna. Dopo aver ignorato l’arrivo del prof. Luongo (bella educazione dell’ortolano!), che ha mostrato da sempre per la nostra cittadina un vivo interesse e una vicinanza scientifica di prim’ordine (altro che le baggianate scritte sulla cittadinanza onoraria al soprintendente Aldo Inner!) ha rincarato la dose con il buon peso di un atteggiamento ostile, temporeggiando su di una autorizzazione sindacale finalizzata all’accesso alla zona rossa del Maio del prof. Luongo e dei suoi accompagnatori. Soltanto dopo due ore di snervante attesa, è stato possibile lasciare lo stabile dell’ex Capricho de Calise, miracolosamente reso agibile dopo le denunce della stampa e di numerosi cittadini, e raggiungere i luoghi colpiti duramente dal terremoto.

Anche qui è stata dura. Soltanto l’intervento del capo della Protezione civile ha sbloccato il penoso impasse ed è stato possibile accedere alle rovine prodotte da una natura matrigna in combutta con la… malapolitica di ieri, di oggi e di sempre.

L’aspetto desolante, quasi spettrale della via D’Aloisio, di via Serrato, delle stradine campestri che aggirano il Vinetum, il Tusculum e la chiesetta del Purgatorio, dove hanno trovato tragica morte Lina Balestrieri e Marilena Romanini, richiama alla memoria le immagini fotografiche del terremoto del 1883, terrificanti testimonianze di “Casamicciola”, definizione fulminante fatta propria da Eduardo de Filippo nella commedia “Natale in Casa Cupiello”, per descrivere lo sfacelo del presepio prodotto dalla figlia Ninuccia!

Il prof. Luongo ha parlato di un movimento sismico con epicentro Casamicciola, località del Maio e canalizzazione verso Ovest, dove si diparte la via Borbonica per raggiungere Lacco Ameno in zona “Fango”. La zona Nord-Est di Casamicciola (Piazza Bagni, Perrone e Marina) è stata risparmiata, contrariamente ai terremoti del 1881 e 1883, perché le isosiste si sono irradiate, attraverso un movimento sussultorio, in un’area abbastanza circoscritta e con una durata di sei-otto secondi relativamente breve.

Anche la magnitudo del quarto grado della scala Richter, anche se molto significativa sul piano distruttivo, non ha ricoperto valori disastrosi assoluti, e questo ha evitato un maggior numero di vittime e il crollo di centinaia di edifici.

Nel corso della conferenza stampa, il prof. Luogo ha tenuto a precisare che i primi dati forniti dall’Osservatorio Vesuviano apparivano errati, un po’ per frettolosità, un po’ per mancanza di conoscenza della storia sismica isolana. Affermare che la zona epicentrale del sisma era stata localizzata al largo di Punta Imperatore (Forio) a un profondità marina di 5 chilometri, denunciava senza mezzi termini una “registrazione” errata perché i danni prodotti dal sisma –come sempre- si erano verificati nella parte alta di Casamicciola e Lacco Ameno (“Maio” e “Fango”), in mancanza di fenomeni evidenti lungo la costa Nord-Ovest dell’isola d’Ischia. Anche per ciò che concerne la magnitudo (intensità sismica) i responsabili dell’osv partenopeo si erano attestati su 3,7 gradi della Scala Richter, successivamente “aggiustati” sui 4.0 gradi.

La precisazione del prof. Luongo, inizialmente diffusa su Facebook, trovava infine d’accordo l’Osservatorio Vesuviano che correggeva il tiro: epicentro Casamicciola, profondità dell’evento sismico km. 1, 750, magnitudo 4.0. Tutto è bene, quel che finisce bene; anzi male. Il prof. Luogo ha stigmatizzato con convinzione che “gli errori scientifici vanno considerati come errori storici che tendono a condizionare lo sviluppo della ricerca e della conoscenza”. Alla domanda come è possibile rendere sicura l’urbanizzazione civile nelle zone ad alto rischio sismico, il prof. Luongo ha dichiarato:”Per farla breve, se vogliamo continuare a tenere abitate aree ad alto rischio bisogna intervenire con impegno economico e tecnico elevatissimo per dare a tutti gli stessi standard di sicurezza. Ecco gli obiettivi che ci prefiggiamo da decenni; questo dipende dalla comunità scientifica, dai servizi tecnici e da chi governa il territorio, partendo dai sindaci e finendo alle alte sfere. Ma è chiaro che i più coinvolti restano i primi cittadini, che hanno dunque il compito più duro; non a caso sono i responsabili della protezione civile. Attenzione, però, se i cittadini rispondono male, anche i sindaci troveranno difficoltà a gestire una macchina che non funziona…

Una botta indiretta ai…podestà di paese, resi tali da una legge sugli enti locali aberrante, che consente alle cosiddette “fasce tricolori” di costruire abusivamente e farla franca.

Staremo a vedere!

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