A TRENT’ANNI DALLA STRAGE DEL RAPIDO 904, A ISCHIA RICORDATA FEDERICA TAGLIALATELA

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Si è conclusa sulle note della canzone scritta da Leoncarlo Settimelli e magistralmente cantata dagli studenti, il recital tenutosi presso la Scuola Media “Giovanni Scotti” di Ischia in ricordo di Federica Taglialatela, la bambina ischitana di appena dodici anni che il 23 dicembre del 1984 trovò la morte sul rapido 904. Partita da Napoli alla volta di Milano assieme al papà che morì successivamente per i danni riportati dallo scoppio, alla mamma e al fratello, fu colpita in pieno dalla detonazione di una bomba esplosa nel mentre il treno percorreva a velocità elevata il tunnel della Grande Galleria dell’Appennino. La strage di stampo fascista per la quale dopo trent’anni ancora non è stata accertata la verità e che rientra a pieno titolo nell’orbita della cosiddetta strategia della tensione di quegli anni, nella scuola che Federica frequentava non è stata mai dimenticata. In una palestra gremita di gente, i ragazzi delle sezioni A ed N della “Scotti” sapientemente diretti dal Professore Domenico Castagna, hanno dato origine ad un spettacolo straordinariamente significativo in cui, parallelamente alla storia di Federica, si è anche ripercorso il periodo storico degli anni ottanta. Molto toccante è stata la lettura del tema sulla violenza che qualche giorno prima di morire Federica aveva elaborato proprio tra i banchi di scuola. Un tema premonitore in cui la ragazza ischitana affermava che le vittime della violenza sono soprattutto i giovani. Il recital è stato caratterizzato anche da alcuni canti con cui si sono ripercorsi i sogni di Federica e dei suoi amici di scuola. Nel corso dell’importante manifestazione in cui i giovanissimi attori sono stati bravissimi nel recitare la propria parte, la Professoressa Pacera, l’insegnante di italiano di Federica Taglialatela, ha detto che la sua alunna dopo trent’anni è ancora presente nella comunità scolastica ischitana. La Pacera, visibilmente emozionata, ha sottolineato che tra il pubblico erano presenti i compagni di scuola di Federica e che alcuni di loro hanno chiamato le loro figlie col nome dell’amica scomparsa quel tragico 23 dicembre di trent’anni fa. Il Professore Gianni Vuoso, docente della “Scotti” in pensione, oltre a denunciare la mancata costituzione di parte civile nel relativo processo da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli, ha sottolineato la sistematica assenza del Comune di Ischia alla commemorazione sulla strage del 904 che ogni anno si tiene il 23 dicembre alla Stazione centrale di Napoli. Solo in due occasione il gonfalone ischitano è stato presente all’importante commemorazione e cioè negli anni in cui lo stesso Vuoso ricopriva la carica di consigliere comunale. Quest’anno l’Amministrazione Ferrandino, in carica da sette anni, si degnerà di essere presente? Staremo a vedere. Al termine del recital, la Preside Lucia Monti oltre a dirsi soddisfatta per la riuscita della lodevole iniziativa, ha affermato che all’interno della Scuola media “Giovanni Scotti”, così come avvenuto in questi trent’anni, nessuno dimenticherà mai quella tragedia tutt’ora attuale visto che gli atti di terrorismo si susseguono in tutto il mondo anche in questi giorni. E a dimostrazione che nella scuola di via Michele Mazzella il ricordo di Federica è più vivo che mai, in presidenza oltre ad essere esposta una targa in cui è riprodotta l’esplosione che si verificò sul treno che da Napoli avrebbe dovuto raggiungere Milano, è affisso il tema sulla violenza che Federica scrisse pochi giorni prima di partire. Infine non possiamo non segnalare la significativa mostra fotografica che è stata allestita nei corridoi della “Scotti” sulle cui pareti campeggiano le foto del treno dilaniato dalla bomba e gli articoli dei giornali che annunciavano la strage di Natale. Tra questi un pezzo di Domenico Savio che a poche ore di distanza dall’esplosione dell’ordigno, senza mezze misure, già parlava di strage politica. Ed è proprio per il fatto che si trattò di una strage politica che oggi, dopo trent’anni, risulta ancora impunita alla faccia della verità e della giustizia che i congiunti dei diciassette morti di quella strage ancora attendono. 

Di Gennaro Savio

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