DOMENICO DE SIANO. OLTRE AL POLITICO ANCHE L’IMPRENDITORE SOTTO PROCESSO. IN QUESTO CASO PER FALSO IN ABUSO EDILIZIO

Associazione e turbativa d’asta, mazzette e appalti combinati: eccole le accuse culminate sette giorni fa negli arresti domiciliari richiesti a carico di Domenico De Siano che deve anche rispondere per aver alterato una pratica di dia per uno dei suoi alberghi.

Vogliono vederci chiaro, tanto per capire cosa accadde in quelle giornate del 2012. Vogliono capire se quelle carte, quelle schede personali ci sono ancora o se sono state fatte sparire e – cosa non secondaria – se ce n’è abbastanza per scomodare il codice penale. Eccolo il ragionamento che spinge la Procura ad accendere i riflettori sul congresso provinciale del 2012 alla Mostra d’Oltremare, quello – per intenderci – dove furono portate almeno 3000 tessere finte. Fasulle: tessere comprate, per un esborso di 30mila euro, soldi attinti da non meglio precisati «fondi neri», su cui sono in corso le indagini della Procura di Napoli.

Associazione e turbativa d’asta, mazzette e appalti combinati: eccole le accuse culminate sette giorni fa negli arresti domiciliari a carico di Domenico De Siano, che oggi più che mai si trova al centro di una doppia indagine della Procura. Da un lato, gli inquirenti proveranno ad acquisire le carte del congresso, le ormai famose tessere comprate all’esterno di un bingo di Ischia a dieci euro l’una; dall’altro lato, invece, Domenico De Siano dovrà difendersi nel corso di un processo in cui è imputato di falso, nell’ambito di un’altra inchiesta coordinata dal pool anti-abusivismo edilizio della Procura di Napoli. Partiamo proprio da quest’ultimo punto. Attualmente alle prese con una richiesta di arresti per appalti truccati in materia di raccolta rifiuti (la richiesta pende dinanzi alla giunta autorizzazione a procedere del Senato), De Siano incassa oggi anche la richiesta di rinvio a giudizio al termine delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. Stando a quanto trapelato finora, De Siano avrebbe alterato una pratica in relazione alla dia (dichiarazione inizio attività), a proposito di un intervento su uno dei suoi alberghi. Ma torniamo alla storia delle presunte tessere comprate e all’inchiesta sugli appalti sospetti assegnati alla Ego-Eco e alla Cite, in una vicenda che punta a fare chiarezza sulle gare indette da Lacco Ameno, Forio e Monte di Procida.
Indagini condotte dal pool mani pulite del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dai pm Graziella Arlomede e Maria Sepe, la Procura aveva chiesto l’arresto in carcere per Domenico De Siano. Difeso dai penalisti Salvatore Pane e Gennaro Tortora, il parlamentare ha dichiarato di essere pronto a difendersi in tutte le sedi per ribaltare le accuse. Vicenda complessa, che ruota attorno a tanti personaggi, in alcuni dei casi inseriti nella macchina ammnistrativa dei comuni interessati dalle indagini. Quanto basta a spingere la Prefettura di Napoli a chiedere gli atti, per verificare ipotesi di scioglimento. C’è un intero capitolo delle indagini che ruota attorno alla figura di Giulia Di Matteo, segretario comunale a Monte di Procida e a Lacco Ameno, che viene indicata come «asservita» agli interessi del gruppo di potere che fa capo ad Oscar Rumolo (a sua volta ritenuto longa manus di De Siano), e al gruppo di potere riconducibile all’ex presidente della Provincia Luigi Cesaro (difeso dal penalista Vincenzo Maiello, il parlamentare qui è indagato per un’ipotesi di turbativa d’asta). Stando agli uomini della Mobile, a giugno del 2012, la donna è in barca con Francesco Cesaro, figlio del parlamentare, proprio nel periodo in cui l’allora segretario comunale potrebbe aver svolto un ruolo decisivo negli appalti sospetti. Ma non è tutto. È il 17 gennaio del 2012, quando l’ex segretario generale del comune di Lacco Ameno viene spinta a non prendere parte a una riunione in Comune, una manovra – scrivono gli uomini della Mobile – decisiva per creare problemi all’ex sindaco Restituta Irace, che si era messa di traverso al piano riconducibile a Rumolo-De Siano-Cesaro. Ma al telefono, Oscar Rumolo è perentorio: «Devi dire che non ti senti bene, parla direttamente con Tuta (che sta per Restituta Irace, ndr), chiamala alle 14, dille che hai un malore, che non puoi venire».

E scrivono ancora gli inquirenti: «L’asservimento della donna all’organizzazione, trovava un ulteriore riscontro tra il 5 e il 6 febbraio del 2012, quando veniva invitata a recarsi dal presidente Cesaro per partecipare a un incontro di vertice con altri esponenti del gruppo», a dimostrazione del potere di controllo della macchina amministrativa da parte del gruppo politico finito nel mirino delle indagini. Un’assenza che solleverà la reazione indignata della stessa sindaca, in uno snodo cruciale della vita amministrativa del comune isolano, quando il gruppo De Siano puntava a prendere pieno possesso di ogni atto varato dalla giunta. Tanto che lo stesso sindaco Restituta Irace avrebbe chiamato Oscar Rumolo, indicandolo come principale responsabile dell’avvenuta defezione della segretaria generale del comune: «Io ti dico che da te mi sono sentito tradito, perché dietro il fatto della segretaria c’è il tuo zampino», avrebbe detto «Tuta» al potente funzionario comunale Rumolo.

da il mattino.it

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