Roma, 3 set. (Adnkronos) – “Non trasferiamo a scuola le conflittualità di chi non sa gestire. Non piacerà al Ministero dell’Istruzione ma la possibilità di togliersi le mascherine va data, offrendo opzioni. Escluderei l’idea di dad per i non vaccinati, per evitare l’internet addiction ma i dirigenti scolastici potrebbero adottare spazi ad hoc per i ragazzi che non lo sono. Certo si crea una ghettizzazione. Ma se non ti vaccini ti auto-ghettizzi”. A parlare è la psicoterapeuta Maria Rita Parsi che all’Adnkronos annuncia: “Abbiamo messo a punto un decalogo con le indicazioni per il rientro. Fa leva su un concetto fondamentale: quello di comunità scolastica, in una scuola che è il centro di una rete territoriale dove l’atto di bullismo o di irrisione sarà penalizzato in modo feroce dalle istituzioni”.
Il decalogo per un sano e costruttivo rientro celebra al punto 1 “la fiducia nelle autorità autorevoli, come il ministro Bianchi”, rimarca la psicoterapeuta. Ci sono i genitori al punto 2 “da responsabilizzare attraverso i mezzi di comunicazione ed anche la rete sanitaria sul territorio. I genitori sono la prima agenzia educativa – ricorda la Parsi – E dovrebbero dedicarsi almeno 45 minuti al giorno ai loro figli”. Al punto 3 entra in campo “il mondo scolastico, deputato a formare i propri educatori e a sostenere i ragazzi, ascoltarli per formarli, ognuno nella sua specifica unicità”. Indispensabile poi il ruolo di assistenti sociali, psicologi ed equipe medico – socio pedagogiche nelle scuole, indicate nel quarto punto, il cui compito, sarà “responsabilizzare i ragazzi attraverso autorità sanitarie e legali durante le ore di lezione, affinché i nostri ragazzi crescano da protagonisti”.
“Va garantita l’opzione: lezioni con o senza mascherina per chi è vaccinato. Non piacerà al Ministero, ma potrebbe essere la soluzione”, commenta la Parsi. Prosegue il vademecum: “inserimento massiccio di tutte le realtà che sostengono l’azione post lockdown come insegnanti di sostegno, tutor, mediatori culturali”. Tra le proposte anche quella che prevede “scuole al centro. Aperte da mattina a sera. Da trasformare in maison della cultura, con attività culturali, biblioteche…”. Il tutto coadiuvato da “mediatori”, descritti nel nono punto del decalogo: “sono persone che fanno rete dal baricentro scuola con le realtà del territorio, come polizia postale, forze dell’ordine, associazioni sportive “. Infine la rivoluzione: “piantamola di trasformare il sapere in un dovere – esclama la Parsi – La famiglia è la prima agenzia educativa. La scuola deve diventare un centro di grande accoglienza”.
(di Roberta Lanzara)