Roma, 31 mag. (Adnkronos) – ‘Non hanno altra scelta se non quella di combattere: di fronte a un regime che ti spara addosso, protestare pacificamente non serve a nulla’. Lo dice all’Adnkronos Gian Micalessin, tornato in Italia 10 giorni fa dal Myanmar, dove ha realizzato un reportage che verrà trasmesso stasera su Rai1, nel programma di approfondimento di Monica Maggioni ‘Settestorie’. Il giornalista è riuscito a entrare clandestinamente in un campo di ribelli Karen, nella giungla, dove si rifugiano i dimostranti che sono fuggiti dai massacri nelle città e che qui cercano di organizzare la resistenza alla dittatura militare. ‘I ragazzi che ho incontrato nel campo di addestramento – riferisce – sono sconvolti perché sanno che ormai la protesta pacifica ha perso ogni speranza’.
‘Sono entrato in Myanmar 3 settimane fa con Fabio Polese, anche lui giornalista, dopo 11 giorni di quarantena ‘ racconta Micalessin – Clandestinamente, grazie ai contatti con i Karen che ho dall’84. In questi campi di addestramento non era entrato mai nessuno, ci sono molti giovani di 18-20 anni che sono feriti e che ti mostrano le immagini riprese dai loro telefonini: scene di scontri con i carrarmati e di sangue’.
‘Le immagini sono molto significative rispetto a quelle a cui siamo abituati ‘ prosegue il reporter – In Occidente, assistiamo alla situazione birmana da troppa distanza e non sappiamo cosa capiti veramente in un paese così lontano: i giovani non vedono l’ora di terminare l’addestramento e di lasciare la giungla per andare a combattere nelle città. Non hanno altra speranza se non quella di contare su se stessi e sul ritorno, prima o poi, di Aung San Suu Kyi’.