New York, 11 nov. – (Adnkronos) – Il filosofo, critico letterario e scrittore francese Sylvère Lotringer, fondatore di Semiotext(e), influente casa editrice che ha introdotto gran parte della teoria post-strutturalista e contemporanea francese a un pubblico accademico americano, è morto all’età di 83 anni, dopo una lunga malattia, nella città messicana di Ensenada, nella Bassa California. Come ricorda “The Art New”, che ha dato la notizia della scomparsa, era considerato il paladino di quella che era stata ribattezzata come la ‘French Theory’.
Ha studiato alla Sorbona di Parigi e ha conseguito il dottorato all’École Pratique des Hautes Études nel 1967. Professore di filosofia all’European Graduate School e professore emerito di letteratura francese e filosofia alla Columbia University di New York, dove ha insegnato dal 1972, Lotringer è stato co-autore di una serie di libri con Paul Virilio e Jean Baudrillard. Si considerava, scherzosamente, un “agente straniero provocatore” negli Usa e ha dedicato gran parte della sua vita a far incontrare le più avanzate teorie filosofiche francesi con la cultura americana. Ha creato il concetto di “extrapolazionismo” in quanto strumento per descrivere le iperboliche ma precise visioni-mondo condivise da Baudrillard e Virilio.
Ha curato il volume “Interviste” dello scrittore e poeta Beat William Burroughs (Il Saggiatore, 2018) e in italiano è stato pubblicato anche il suo libro “Pazzi di Artaud” (Medusa Edizioni, 2006), sfrontato, rigoroso ma divertente ritratto dello scrittore Antonin Artaud, teorico del “teatro della crudeltà”.
Come editore di Semiotext(e) Lotringer è stato determinante nell’introdurre le nuove teorie francesi negli Stati Uniti, dal Dada al surrealismo, dal Situazionismo allo Strutturalismo fino al Post-strutturalismo, così come l’antropologia e la semiotica.
Lotringer decise di introdurre negli Stati Uniti le idee più fluide sul potere e sul desiderio formulate da Gilles Deleuze, Félix Guattari e Michel Foucault. Come strategia per posizionarsi al di fuori del mondo accademico pur facendone parte, Lotringer fondò una rivista con un gruppo di studenti della Columbia University intitolata “Semiotext(e)” nel 1974, poi diventata casa editrice. L’idea era di discutere l’epistemologia attraverso la pratica della semiotica “materialista”. Nel 1975, come parte delle attività provocatorie della rivista, organizzò una conferenza dal titolo “Schizo-Culture” sulla follia e il carcere alla Columbia University: per la prima volta grandi artisti americani come John Cage e William Burroughs ebbero l’opportunità di incontrare pensatori francesi come Foucault, Deleuze, Guattari e Jean-François Lyotard. Nel 1978 iniziò l’influente serie di libri Semiotext(e) intitolata “Foreign Agents”, responsabile di aver introdotto, tra gli altri, il lavoro di Baudrillard, Deleuze e Virilio al pubblico americano.
Uno dei maggiori interessi di Sylvère Lotringer risiede nei movimenti sociali alternativi che sfidano gli attuali rapporti di potere. Definendosi un “agente provocatore straniero” negli Stati Uniti, ha viaggiato in Italia nel 1979 per documentare il movimento di Autonomia Operaia, che è stato poi raccontato nel libro “Italy: Autonomia – Post-Political Politics” (1980). Negli anni ’90 ha invitato Dhoruba Bin-Wahad, ex Pantera Nera, a collaborare alla pubblicazione di un’antologia di scritti intitolata “Still Black, Still Strong”. Nell’ultimo decennio Lotringer ha pubblicato opere di Paolo Virno, Christian Marazzi e Antonio Negri, sottolineando il suo rinnovato interesse per la teoria politica italiana.
Nato a Parigi nel 1938 da genitori ebrei polacchi, la prima infanzia di Lotringer fu segnata dall’occupazione nazista; nel 1949 si trasferì con la sua famiglia in Israele e si unì al movimento giovanile socialista sionista Hashomer-Hatzair, di cui sarebbe rimasto membro per otto anni, diventando alla fine un leader dell’organizzazione.
(di Paolo Martini)