FESTA DELLA REPUBBLICA… RIPRENDIAMO IL CAMMINO! DI ANTIMO PUCA

“Andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. La nostra Costituzione è nata dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà, la dignità”. Cosi tuono’ Calamandrei nel 1955 in una Conferenza rivolta agli studenti. Il Diritto si incontra con la storia e la tecnica giuridica si innesta con le istanze metagiuridiche dell’etica lungo frontiere aspre, rocciose, battute da venti impetuosi. Con la Costituzione ci è stato consegnato il dono della libertà e con esso un patrimonio di beni pubblici repubblicani a suggello di un patto di amicizia che le generazioni passate hanno stretto con le generazioni future. Esistono nella Costituzione dei valori supremi, ma il metro per giudicarli è la persona umana. Il che significa che non ci possono essere esigenze, anche fondate su valori, interessi, dogmi religiosi o calcoli di utilità che consentano di attentare al valore fondante costituito dai diritti inviolabili della persona. La persona è il valore fondamentale, rispetto al quale tutto il resto deve girare intorno come i pianeti girano intorno al sole. La dimensione programmatica assegna una missione alla politica, la orienta verso un orizzonte comune nel quale sono istituite l’eguaglianza, la giustizia sociale, la pace, il rispetto della dignità umana, un orizzonte che unifica il popolo italiano e lo costituisce in comunità politica aperta al futuro. Oggi, come allora, abbiamo ancora e sempre più bisogno di far crescere l’eguaglianza, invece che la diseguaglianza. Come avviene quando, pur aumentando il reddito, cresce la povertà. Abbiamo bisogno che il lavoro e la dignità di ogni persona sia posta a fondamento dell’ordinamento. Non la precarietà del lavoro e della vita. Abbiamo bisogno che sia salvaguardata la salubrità dell’ambiente. Non lo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali. Abbiamo bisogno di una scuola pubblica che formi il cittadino. Non di una agenzia asservita al mercato. Abbiamo bisogno di sanità pubblica ed universale. Non di servizi scadenti e per censo. Abbiamo bisogno di istituzioni rappresentative dove possano entrare le domande, i bisogni e le aspirazioni di un cittadino. Non di parlamentari che rappresentano solo i loro capi. La missione della politica nel progetto costituzionale è l’organizzazione della speranza. Moro, alla Costituente, rispondendo al monarchico on. Lucifero che voleva una Costituzione afascista:” non possiamo fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro paese un movimento storico di importanza grandissima il quale nella sua negatività ha travolto per anni la coscienza e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione oggi emerge da quella Resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul  fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale. Non avremmo ancora detto nulla se ci limitassimo ad affermare che l’Italia è una repubblica, o una repubblica democratica”. Aveva ragione Moro. Venivamo da una storia. Ora si tratta di scegliere una alternativa. Un’altra storia possibile. La Costituzione non è infatti solo una regola del gioco, per qualunque gioco. Ma deve essere la scelta di una strada invece di un’altra. Che non è solo la scelta tra due ordinamenti politici. Ma tra due visioni. Dell’uomo. E del mondo. Non un vago ideale ma un diritto positivo. Patto e non contratto. Opera e non visione. Che basta a ravvivare le forze. A salvare la Repubblica. Si tratta di riprendere un cammino, la linfa, il movente, la forza nel rifarsi al momento fondativo per chiedersi dove si è sbagliato e riprendere a tesserne l’ordito e difenderlo contro i poteri antagonistici che ancora non si sono rassegnati alle sconfitte subite nel tentativo di abbatterlo.

di Antimo Puca

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