CORONAVIRUS, QUANDO IL RE E’ NUDO!… DI ANTIMO PUCA

L’Italia ridotta ad un terreno di scontro quotidiano a base di insulti osceni che non scandalizzano più una “politica intellettualmente pezzente”. Il trionfo della volgarità elevata a sistema. L’ordinaria politica dell’insulto è sintomo di una ormai compiuta mutazione antropologica degli italiani, rassegnati a tutto e inconsapevoli del fatto che chi insulta l’avversario, innanzitutto, si delegittima, squalificando se stesso. L’Italia nel fango del pubblico turpiloquio giornaliero. “Merda!” fu la parola che Cambronne grida in risposta all’invito degli inglesi ad arrendersi quando le sera scende sulla disfatta napoleonica a Waterloo secondo una tradizione forse leggendaria. L’esclamazione di Cambronne fu celebrata come qualcosa di alto e di sublime da Victor Hugo. Volgarità e sconcezze arrivano da ogni parte, da persone che si credono élite, classe dirigente, leader e maestri nell’ arte della politica. Nei confronti delle donne, le scemenze ingiuriose si scatenano con particolare indecenza. Elementari regole del vivere civile sembrano scomparse, in un mare di insulti volgari. La violenza di questa degenerazione dei normali rapporti civili non risiede in una rozza maleducazione, ma nella sostanziale mancanza di rispetto che la genera. Il rispetto, insegna Kant, è la premessa di ogni altra virtù, che non può esistere senza di esso, perché il senso della dignità propria e altrui è la base di ogni civiltà. Chi ricorre all’insulto dimostra un animo gretto e servile, e chi nello scontro politico dice una oscenità probabilmente non sa dire altro. Lo scandalo non sono le volgarità ma la mancanza di scandalo. Il grave è che i loro autori non paghino dazio per il loro smercio di porcheria. Motivo? È avvenuto qualcosa, nella nostra società, che ha mutato radicalmente quelle che ritenevamo regole pacificamente e definitivamente  acquisite al vivere civile. Se cadono queste regole è come quando una violenta pioggia fa saltare i tombini e le melma delle fognature invade la strada. Sembra che nessun comportamento, nessun insulto rivolto all’avversario politico, nessun gesto o termine disgustoso scandalizzi l’opinione pubblica. È avvenuta una radicale trasformazione che, distruggendo le vecchie classi, la classica politica, il classico proletariato, in un processo che per altri aspetti è stato liberatorio, ha distrutto sensibilità, valori, regole che ritenevamo componenti essenziali del patrimonio genetico della nostra società e del nostro Paese. Se Marx parlava di “lumen proletariat”, il proletario intellettualmente pezzente e inconsciamente disponibile a qualsiasi manipolazione politica, a differenza del proletariato politicamente consapevole, io preferisco parlare di politica intellettualmente pezzente, in una società che è sempre più una pappa gelatinosa.È stato da più parti rilevato che non è stato attuato il vigente Piano Antipandemia, né alla notizia del contagio, per prepararsi a difendere il nostro Paese a cominciare dalle scorte di materiali (DPI per il personale sanitario e ventilatori polmonari) e con l’adozione di specifiche istruzioni operative, né successivamente all’insorgere dei primi focolai, e nemmeno quando il Governo ha dichiarato l’emergenza nazionale. Infatti, per vedere un primo significativo ordine di dispositivi si è dovuto attender sino al 5 marzo, ossia solo dopo la nomina del commissario Arcuri.
Ma nel tempo intercorso tutto il mondo era stato raggiunto dal virus e non vi era più offerta né di DPI, né di ventilatori polmonari Cheb, che erano diventati costosissimi e praticamente introvabili.
Il Piano non è stato usato nemmeno come modello di comportamento, sebbene evidenziasse la necessità, non solo umana, ma anche strumentale di proteggere i nostri “soldati” medici ed infermieri, per proteggere la popolazione.
Ora, invece tramite una serie di emendamenti presentati da varie forze politiche di maggioranza ed opposizione al decreto “Cura Italia” in discussione al Senato, si tenta di assolvere preventivamente coloro che quei soldati hanno mandato al fronte con le “scarpe di cartone” delle mascherine chirurgiche, ossia coloro che mai hanno verificato lo stato di salute del personale medico ed infermieristico, rendendo gli ospedali i principali focolai di trasmissione del contagio.
E si vorrebbe esentati dalla colpa e anche dalla colpa grave civile, penale ed amministrativo contabile i gestori e gli amministratori delle strutture sanitarie. Non c’è più il limite della vergogna!
L’aver disatteso il piano pandemico ed oggi chiedere l’esenzione per non aver messo a disposizione DPI, ventilatori meccanici, ecc., è, evidentemente tutto un unico disegno sul quale non si può e non si deve tacere, già adesso nel pieno di una crisi che non ha solo cause naturali, il virus, ma anche omissioni gravissime che non possono essere coperte. Politica pezzente, dunque, che non si scandalizza più se qualcuno offende.
DI ANTIMO PUCA

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