COMMEMORAZIONE TERREMOTO: TANTE BELLE PAROLE, MA… I FATTI?

Ed anche questa è fatta! Secondo il più classico dei copioni, si è consumata la sera del 21 agosto la rappresentazione della commemorazione a due anni dal terremoto. Lo slogan “per non dimenticare”, lascia dietro di sé il primo dubbio: chi e che cosa non c’è da dimenticare? Perchè, sicuramente chi deve ricordare, lo farà finchè vivrà, perchè quei pochi drammatici e maledetti secondi, resteranno impressi nelle menti, negli occhi, nei cuori…

La prima parte della serata, ha raccolto i più attorno all’altare, almeno per spendere una preghiera in suffragio delle due vittime incolpevoli e li quasi per caso, Marilena di Macerata e Lina di Barano.

La seconda parte, quella che ha preso corpo in Piazza Maio, dopo la fiaccolata, merita invece una considerazione disincantata e veritiera.

E quindi, proprio per non essere buonisti a tutti i costi, non possiamo non raccontare le sensazioni, che sono state quelle comuni a quanti hanno assistito alla passerella degli interventi che si sono susseguiti, imperterriti per circa 90 minuti…Oratori eccellenti, che però hanno man mano perso il contatto con la realtà della piazza che era di fronte a loro; una piazza che alla fine si è inesorabilmente svuotata, lasciando da sole le autorità, le varie “teste coronate” dei vari livelli istituzionali, gli uomini di vertice a rappresentare le varie divise…

Interventi che hanno avuto due profondi e distinti leit motiv. Da una parte, l’enunciazione di tutte le cose fatte, condite dai ricordi personali; dall’altra, il punto più importante e dolente, la vacuità delle norme esistenti per procedere ad una ricostruzione! Una ricostruzione che sarà lenta, come ha sentenziato dalla protezione civile il capo dipartimento Angelo Borrelli, per giunta cittadino onorario di Casamicciola. Ma Borrelli ha fatto capire, con qualche battuta dal palco di conoscere molto  meglio il sindaco di Lacco Ameno di altri, tant’è  che  dal palco l’ha pubblicamente chiamato per nome. Ed eccoci alla ricostruzione: fattibile per tutti, dopo gli studi di microzonazione, come ha rassicurato l’immarcescibile “uomo giusto al momento giusto”, commissario Schilardi.

Ma il problema, lo dicevamo, sta nella norma che è alla base di  ogni azione futura: quel tanto contestato articolo 25 del decreto Genova, che riguarda il terremoto ischitano! Un articolo che è quello che è, molto perfettibile, ma che è stato l’unico possibile – come  ha chiarito il sottosegretario di un governo che non c’è più, Vito Crimi.

Quella stesura, piena di lacune, è stata faticosamente redatta nel corso di trattative notturne. Ed oggi scopriamo che è stata tale, come spiega lo stesso Crimi, anche grazie ai veti e ai tagli “degli ex alleati di governo”, ovvero i leghisti. Una norma che va modificata, assicura Crimi che promette, firmando una cambiale in bianco che forse non potrà onorare. Crimi dice – “lo stato c’è, ed io ci sarò” e noi ce lo auguriamo per il bene dei terremotati isolani, anche se in queste ore di certo sulla conferma del suo ruolo istituzionale c’è ben poco, dopo le dimissione del premier Conte.

Ma se c’è qualcuno che ha detto “pane al pane, vino al vino”, è stato il vice presidente della regione, Bonavitacola che ha sottolineato la necessità di fare ordine nella illogicità delle norme esistenti…

Per la cronaca, uno solo ha strappato un applauso sentito dal pubblico: il sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale, quando ha chiarito, con grande lucidità: “Mentre giù c’è un paese che ride, qui a monte c’è un paese che piange, una parte della nostra isola che vive nel dolore!”

E quindi in sintesi: non ci vuole la palla di vetro per non essere ottimisti. Stando il calendario degli appuntamenti politici che passa per una crisi di governo fino alle elezioni regionali del 2020, la situazione dei terremotati di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio resterà così…e grazie a Schilardi, che ci sta mettendo il suo, ed oltre, dall’inizio!

In conclusione: nella migliore tradizione dei popoli del sud anche quest’appuntamento rientra nel classico “feste, farina e forca”. Mentre stretti nei loro pensieri i terremotati facevano ritorno alle loro abitazioni, spesso di fortuna, gli attori dello spettacolo, chiuso il sipario e spenti i riflettori, si sono concessi la cena liberatoria al Negombo! Della serie, tutto finì, come dire, a “tarallucci e vino”!

E proprio per rendere completezza d’informazione, facciamo un pò di conti: la manifestazione, tra il Fango e Piazza Maio, è costata circa 3000 euro, tra navette, audio, luci, vele, lumini….

Scusate: ma oltre ai parenti, qualcuno un fiore o una preghiera, all’indirizzo delle due vittime, l’avrà rivolta?

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