Giudiziaria. Giornata di oggi con un clamoroso blitz. Due finanzieri in carcere, il noto commercialista napoletano Alessandro Gelormini e tre imprenditori – l’ischitano Nicola d’Abundo (ex armatore), Alfonso Petrillo e Francesco Truda – ai domiciliari: è il bilancio dell’indagine della Procura di Napoli Nord e della Guardia di Finanza di Napoli sulle operazioni poco chiare di una serie di società intestate ai tre imprenditori che sarebbero state pilotate con la regia del 77enne commercialista Gelormini.
A finire sotto la lente d’ingrandimento delle fiamme gialle le società: Work Company e Dafin, riconducibili a D’Abundo; Ital Luce, a Petrillo; Samir a Truda. Gli amministratori sono accusati di aver, con operazioni fittizie, svuotato dei beni le società sottoposte a procedura di fallimento, per favorire le persone fisiche.
I finanzieri hanno sequestrato immobili di lusso per 40 milioni di euro, riconducibili agli indagati, tra cui il Maschio del Castello Aragonese d’Ischia, struttura da oltre 30 anni chiusa alle visite ed in attesa di ristrutturazione, e un altro stabile a Capri.
Nel dispositivo, composto da ben 350 pagine, figurano anche due finanzieri in servizio a Napoli, arrestati con l’accusa di corruzione, per aver intascato una tangente da 4000 euro da Gelormini affinché alterassero il contenuto di un verbale redatto all’esito di un controllo incrociato a carico di una società il cui titolare era cliente del commercialista. Sembra, inoltre, che parte della tangente non sia stata mai versata dal commercialista ai finanzieri, ma sia stata intascata dallo stesso.
L’avvocato Tuccillo, difensore di Nicola D’Abundo è riuscito intanto ad ottenere la fissazione dell’interrogatorio del suo assistito già per mercoledì mattina, dinanzi al gip Barbara del Pizzo, e nel contempo si dice fiducioso sul lavoro magistratura: “Il mio assistito, confida che emerga l’intera verità”