Si cercano misure per riequilibrare la scarsa attrattività per le donne della Quota 100 a causa del gender gap
Stando a quanto emerso finora – alla luce dei dati sulle adesioni – Quota 100 si configura come poco significativa e poco attrattiva per le donne. Numeri che fotografano un consistente gender gap: sulle prime 80mila domande, solo 22mila sono state presentate da donne.
Agevolezioni per le madri
Fra le proposte di modifica al decreto spicca quella della Lega, volta a prevedere uno sconto contributivo pari a 4 mesi per ogni figlio, fino a un tetto di 12 mesi, per l’accesso delle lavoratrici madri alle pensioni di vecchiaia e anticipata. Un ulteriore agevolazione contributiva spetterebbe alle madri di figli disabili. La richiesta è stata presentata anche nell’ambito delle audizioni parlamentari: Cgil, Cisl e Uil considerano la Quota 100 “del tutto insufficiente per le donne”. Andrebbe potenziata partendo da sconti contributivi, sull’esempio di quanto già previsto per l’APE sociale.
Il combinato con Opzione donna
L’iniquità di genere di Quota 100 è determinata anche in rapporto all’Opzione donna, una possibilità di pensione anticipata destinata alle lavoratrici che prevede requisiti più vantaggiosi rispetto a Quota 100; sia sul fronte dell’età (58 o 59 anni), sia su quello contributivo (35 anni invece dei 38 della quota 100). Ma c’è un taglio dell’assegno che invece Quota 100 non prevede. L’Opzione Donna, va ricordato, comporta da parte della lavoratrice l’accettazione al ricalcolo dell’intera pensione con il sistema contributivo.