SENATO, SÌ ALLA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE: COSA COMPORTA?

Martedì mattina, il Senato ha approvato in prima lettura, con 136 voti a favore e 101 contrari, il disegno di legge n.881, presentato dai Sen. Perilli (M5S), Calderoli (Lega) e Patuanelli (M5S), recante “Disposizioni per assicurare l’applicabilità delle norme per l’elezione della Camera dei deputati indipendentemente dal numero dei parlamentari”.

Come suggerisce il nome, l’obiettivo del ddl è molto semplice: intervenire sul testo della legge elettorale perché essa si adegui, automaticamente, a eventuali modifiche nel numero di parlamentari. Ma cosa significa, esattamente?

Una modifica “neutra”

Dopo la riforma del 2017 (quella che introduceva il Rosatellum bis), e a differenza di quanto avveniva precedentemente, i testi unici per le elezioni di Camera e Senato riportano esplicitamente il numero dei collegi/seggi da attribuire. Ad esempio, con riferimento alla Camera, viene indicata la costituzione di 231 collegi uninominali, più quello della Valle D’Aosta. Al contrario per il Senato, si ripartisce il territorio italiano – ad esclusione della Valle d’Aosta (1 collegio) e del Trentino Alto-Adige (6) – in 109 collegi uninominali.

Come avevamo spiegato qui, dall’inizio della legislatura sono state depositate diverse proposte di riforma Costituzionale. Alcune di queste si propongono come obiettivo, tra gli altri, un taglio del numero dei Parlamentari. Qualora il Parlamento ne approvasse una, con l’attuale configurazione dei testi di legge elettorali di Camera e Senato si aprirebbe un vuoto normativo.

Infatti, la legge elettorale in vigore indica con numeri fissi i collegi sulla base dell’attuale composizione delle due camere. Con un numero diverso di parlamentari, quindi, risulterebbero inapplicabili. Sarebbe necessario, a quel punto, intervenire per armonizzare la normativa alla nuova configurazione di Camera e Senato, paralizzando sino ad allora il sistema e impedendo lo scioglimento delle camere.

Il disegno di legge n.881, quindi, si propone di intervenire sostituendo a questi numeri rigidi delle frazioni sul totale dei deputati e dei senatori. Tutto senza alterare in alcun modo il risultato finale ma rendendo l’attuale normativa elettorale flessibile ad ogni cambiamento nella composizione del Parlamentari.

Un esempio pratico

Facciamo un esempio, con riferimento al testo unico in vigore per la Camera dei deputati, analizzando le modifiche che, se la legge sarà approvata, incideranno sull’articolo 1, comma 2.

Testo vigente

“[…] nelle circoscrizioni del territorio nazionale sono costituiti 231 collegi uninominali ripartiti in ciascuna circoscrizione sulla base della popolazione […]”

Testo riformato

“nelle circoscrizioni del territorio nazionale sono costituiti un numero di collegi uninominali pari ai tre ottavi del totale dei seggi da eleggere nelle circoscrizioni […] con arrotondamento all’unità inferiore”

Come possiamo facilmente calcolare, nel concreto, non vi è alcuna modifica delle disposizioni di legge, infatti: 617×3⁄8 = 231,375. Qui i seggi sui quali effettuare il calcolo sono 617, poiché ai 630 totali si sottraggono i 12 seggi assegnati alla circoscrizione estera e uno per la Valle d’Aosta.

Come andrebbe con la riforma?

Che succederebbe se passasse la riforma costituzionale attualmente in discussione, che porta a 400 il numero dei deputati e a 200 il numero dei senatori? Se fosse così, la diminuzione dei parlamentari sarebbe del 36,5% e i collegi uninominali diminuirebbero proporzionalmente.

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