CHIESA CATTOLICA: IL CELIBATO NON E’ UN DOGMA. DI ANTIMO PUCA

Il celibato non è un dogma. E mai nella storia ne è stata rivendicata l’origine divina.

Nella chiesa occidentale si è affermato più per ragioni pastorali o di opportunità,che per ragioni teologiche e dottrinali. In certi periodi storici, infatti, era meglio non avere a che fare con i figli dei preti,per evitare che reclamassero diritti ereditari sui beni ecclesiali. La chiesa, quindi,potrebbe un giorno decidere diversamente da quanto avviene oggi. Non l’ha fatto finora, sebbene se ne sia dibattuto, a lungo, in più occasioni. Ma il discorso non è affatto chiuso. Anzi,esigenze pratiche come il calo numeroso dei preti in Europa e in altre parti del mondo,potrebbero riaprire la riflessione,in vista dell’ordinazione di persone sposate,”mature nella fede” e dotate di una buona formazione. Ogni volta che,oggi,si parla di celibato dei preti,il tema fa notizia,soprattutto se legati ad episodi di cronaca. Un prete che lascia il sacerdozio e si sposa, dà la stura alle cronache di gossip. Ci si dimentica che la chiesa cattolica, da San Pietro in giù, ha sempre avuto preti e vescovi sposati. E anche oggi, nelle Chiese cattoliche di rito orientale, non c’è l’obbligo del celibato per i preti.
Ci sono sempre stati e continuano a esserci sacerdoti sposati. Ma già Pio XII aveva concesso AI SACERDOTI ANGLICANI PASSATI ALLA CHIESA CATTOLICA di esercitare il loro ministero restando sposati e uniti alla famiglia. E, più di recente, Papa Benedetto XVI ha aperto ancora agli anglicani e permesso che i preti che, per una ragione o per l’altra, PASSANO alla Chiesa cattolica, possano RESTARE sposati.
Il Concilio Vaticano II aveva esplicitato che “la perfetta e continua continenza per il Regno dei cieli certamente non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiese orientali nelle quali, oltre a coloro che assieme a tutti i vescovi scelgono con l’aiuto della Grazia il celibato, vi sono anche degli eccellenti presbiteri coniugati”- Presbyterorum ordinis,16-.
Non si tratta, quindi,di materia che abbia a che fare con la Sostanza del Sacramento del sacerdozio, ma di una legge vigente nella Chiesa occidentale,che il Papa o un Concilio ecumenico potrebbero cambiare in qualsiasi momento.
Ma, allora, perche finora non lo si è fatto? Nella opinione pubblica la richiesta del matrimonio dei preti si fa pressante quando un sacerdote è coinvolto in qualche scandalo sessuale o non rispetta il voto di castità. Ma il caso limite non è un buon punto di partenza per una riflessione su un tema così delicato. Normalmente, il prete è uno che vive CON SERENITÀ il proprio celibato,all’interno di una comunità ecclesiale,e stabilisce rapporti felici con tutte le persone con le quali viene a contatto. SE VISSUTO CON LA MATURITÀ AFFETTIVA NECESSARIA, il celibato dei preti può rivelarsi una situazione impagabile. Ma deve essere una scelta AUTENTICA,che richiede una seria formazione umana e spirituale. BEN LONTANA DALL”ACCETTAZIONE PASSIVA di qualcosa, più o meno sgradito,di cui purtroppo non si può fare a meno se si vuole diventare sacerdoti. Anche perché non esiste un “diritto al sacerdozio” da parte del singolo individuo,per cui l’imposizione del celibato sarebbe,secondo alcuni,un abuso o la negazione di diritti umani. Il Sacramento dell’ordine non è in funzione di aspirazioni individuali, di tipo cantieristico, né è dato per il bene di chi lo riceve. Ha la sua ragione di essere nel servizio da rendere alla comunità e le norme che lo regolano sono misurate su questo servizio,non sulle esigenze e le aspirazioni dell’individuo. Nessuno è obbligato a farsi prete, così come nessuno può pretendere di esserlo,rivendicandone il diritto. Il sacerdozio è una chiamata,cui si può corrispondere o non corrispondere,nella massima libertà e responsabilità. A mio parere, tenuto conto di tutte le buone ragioni favorevoli al mantenimento del celibato in una prospettiva di fede,riferimento a Gesu che fu celibe,condizione ideale di chi vuole mettersi a servizio della comunità,richiamo profetico alle “realtà ultime”, sarebbe bene che si approfondisse il dibattito su questo tema,per giungere alla possibilità che chi è chiamato al sacerdozio possa scegliere di essere ordinato da celibe o da sposato. Ma è ILLUSORIO pensare che la semplice abolizione del celibato sia la risposta alla attuale crisi di vocazioni e all’abbandono del Ministero Sacerdotale da parte di molti preti.
*Antimo Puca, anche in risposta all’avvocato Vincenzo Acunto, stimato amico.
Forse un giorno si arriverà ad aprire il dibattito circa la possibilità di una libera scelta. Libera deve esserlo in ogni caso. Infatti, prima dell’ordinazione, si deve confermare con una promessa solenne che lo si fa e lo si vuole in tutta libertà.Ho sempre una brutta sensazione, quando in seguito si dice che si è trattato di un celibato forzato,che è stato imposto. Ciò va contro la parola che si è data all’inizio. Nell’educazione dei sacerdoti si deve fare attenzione che questa promessa sia presa sul serio. Questo è il primo punto. il secondo è che dove vive la fede e NELLA MISURA in cui una chiesa vive la fede,allora vien fuori anche la forza di sostenere queste scelte. Naturalmente si tratta di una tragedia per una chiesa, quando molti conducono,piu o meno,una doppia vita. Non sarebbe,purtroppo,la prima volta che accade. Nel tardo medioevo abbiamo avuto una situazione simile,che poi fu UNA delle cause che portarono alla Riforma protestante. La domanda è: QUANTO PROFONDAMENTE sono legati tra loro sacerdozio e celibato? La VOLONTÀ di optare SOLTANTO per uno solo dei due termini non implica già di per sè una MINORE  considerazione del sacerdozio? Credo che su questo punto non ci si possa richiamare semplicemente alle chiese ortodosse e alla cristianità protestante. Quest’ultima ha una visione COMPLETAMENTE DIVERSA del ministero. È una funzione,un servizio derivato dalla comunità ,ma NON è un sacramento, non è il sacerdozio in senso proprio. Nella chiesa ortodossa, abbiamo da un lato, la forma perfetta di sacerdozio, cioè i preti- monaci,gli unici che possono diventare vescovi. Accanto a loro ci sono i preti secolari che, se vogliono sposarsi, devono farlo PRIMA della loro consacrazione. Essi si occupano poco della cura delle anime ma propriamente sono SOLO ministri del culto. Per questo aspetto è quasi un altra concezione del sacerdozio. La nostra religione invece ritiene che chiunque sia sacerdote deve esserlo nella maniera di un vescovo e che non deve esistere una tale divisione . Nessuna consuetudine di vita della chiesa deve essere interpretata come un assoluto,per quanto sia profondamente radicata e fondata. Sicuramente la Chiesa si dovrà porre ancora il problema, lo ha già fatto in alcuni sinodi. Ma penso che a partire da tutta la storia della cristianita occidentale e anche dall’intima concezione che sta alla base di tutto ciò,la chiesa non deve credere di ottenere molto orientandosi verso la dissociazione di sacerdozio e celibato. Se lo facesse,finirebbe comunque per perdere qualcosa. Abbiamo già preti sposati, CONVERTITI DALLA CHIESA ANGLICANA O DA DIVERSE COMUNITÀ EVANGELICHE. Quindi,IN CASI ECCEZIONALI,questo è possibile,ma si tratta,appunto, di ECCEZIONI. Il problema delle vocazioni sacerdotali va visto sotto molti aspetti. Ha prima di tutto a che fare con il numero dei bambini. Quando oggi il numero medio dei bambini per famiglia è di 1,5, il problema dei candidati al sacerdozio si pone in modo ben diverso dai periodi in cui le famiglie erano notevolmente più numerose. Nelle famiglie,poi,ci sono ben altre aspettative. oggi sperimentiamo che i maggiori ostacoli al sacerdozio vengono frequentemente dai genitori,che hanno ben altre attese per i loro figli. Questo è il primo punto. Il secondo è che il numero dei cristiani praticanti è molto diminuito e perciò si è ridotta anche la base di selezione. Considerato il numero dei bambini e il numero dei praticanti,probabilmente il numero dei nuovi sacerdoti non è affatto diminuito. Quindi bisogna tener conto di questa proporzione. La prima domanda allora è: CI SONO CREDENTI? Solo dopo viene la seconda domanda: DA ESSI ESCONO DEI SACERDOTI? Il celibato sembra essere sempre alla radice di ogni male,che si tratti degli abusi sessuali oppure dell’abbandono della chiesa,ovvero della penuria di sacerdoti.

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