DOMENICO SAVIO: 3° CONDONO EDILIZIO PER POCHI: E’ UNA DISCRIMINAZIONE POPOLARE. OCCORRE UNA FORTE MOBILITAZIONE CONTRO SINDACI.

AVANTI O POPOLO ALLA PROTESTA!
3° CONDONO EDILIZIO PER POCHI: E’L’ENNESIMA E VERGOGNOSA
DISCRIMINAZIONE POPOLARE. OCCORRE UNA FORTE MOBILITAZIONE E
PROTESTA DI MASSA CONTRO SINDACI, AMMINISTRAZIONI COMUNALI,
GOVERNO E PARLAMENTO BORGHESI E CAPITALISTICI IRRISPETTOSI
DELL’UGUAGLIANZA E DEL DIRITTO ALLA CASA DI TUTTI I CITTADINI!
di Domenico Savio*
Il sistema economico nel quale attualmente siamo costretti a vivere e soffrire, ciò sino alla
Rivoluzione proletaria e alla costruzione della nuova e superiore società socialista, è di natura capitalistica
– cioè fondato sullo sfruttamento del lavoro altrui, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e
sull’appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta da parte di una esigua minoranza di
usurpatori, legalizzati dal loro stesso potere politico e sociale -, dove sindaci, amministrazioni comunali e
regionali, governo e parlamento borghesi e clericali governano, con decreti, leggi e atti amministrativi, gli
interessi del grande capitale industriale, bancario e finanziario a discapito di quelli delle masse lavoratrici
e popolari. Il mercato della forza lavoro, delle merci e del credito è la base di questo ordinamento sociale
di disuguaglianza e di discriminazione generalizzata tra i cittadini e tra i popoli, sino al punto che il
cosiddetto “spread” – ovvero il differenziale esistente fra il rendimento dei titoli di stato decennali italiani
e quelli tedeschi, detti Bund, che incide sul tasso di interesse del debito pubblico – .determina le
disastrose condizioni di vita delle nazioni.
Vorrei che i lettori riflettessero sul precedente preambolo, perché dalle sue constatazioni e
affermazioni dipendono: le disuguaglianze e le discriminazioni sociali; un potere politico che a tutti i
livelli istituzionali governa gli interessi del sistema capitalistico più che delle masse lavoratrici e popolari;
un ordinamento legislativo fatto su misura per favorire e garantire i ricchi padroni; l’esistenza di pochi
ricchi sfondati a fronte di una vasta e profonda miseria sociale; un sistema di corruzione dilagante; appalti
e consulenze che producono lavori pubblici spesso fatti male e un enorme spreco di danaro della
collettività; un ignobile sistema di clientelismo, di favoritismo, di nepotismo e di elettoralismo; eccetera.
Tutto questo sta anche contribuendo a una insufficiente e discriminatoria gestione della fase post
terremoto a Ischia del 21 agosto 2017, la stessa cosa è avvenuta in simili situazioni altrove, dove solo la
mobilitazione e la lotta popolare credibili hanno conseguito qualche positivo risultato, contro le passerelle
del potere politico e religioso dominante.
Sino ad oggi nulla di apprezzabile è stato fatto dal potere politico a tutti i livelli istituzionali per
rispondere prontamente e adeguatamente ai bisogni e alle attese della popolazione colpita dal terremoto,
come concreta e risolutiva risposta alle esigenze degli sfollati, alle aziende colpite, ai lavoratori rimasti
senza occupazione, allo sgombero non completato delle macerie, al ripristino delle attività possibili
nell’area attigua e dove possibile nella stessa zona rossa. Della ricostruzione neppure a parlarne e chissà
quando avverrà. Purtroppo i terremotati, e le stesse popolazioni dell’Isola, hanno prestato più attenzione
alle passerelle dei politici borghesi che alla necessità di organizzarsi per far valere i loro diritti di cittadini,
sfruttati dai padroni e trascurati dal potere politico, quest’ultimo sostenitore e governatore del sistema
economico e politico capitalistico. Appena dopo il sisma noi ci siamo permessi di indicare alla
popolazione colpita la strada della mobilitazione e delle rivendicazioni da seguire, ma, come spesso
accade ai leali sostenitori degli interessi di vita del popolo, siamo stati ignorati rispetto alle promesse del
potere.
Adesso la questione legislativa più scandalosa riguarda i contenuti dell’approvazione del decreto sulla
ricostruzione – a oltre un anno dalla tragedia stiamo ancora parlando di questo! -, dove il 3° condono
viene riconosciuto solo alle abitazioni danneggiate dal terremoto nel cosiddetto “cratere”, continuando a
ignorare quelle di necessità abitativa esistenti nelle altre aree degli stessi comuni colpiti dal sisma e del
resto dell’Isola. Ci troviamo dinanzi all’ennesima discriminazione, dopo quella centrale e principale del
3° condono edilizio che, diversamente dal 1° del 1085 e dal 2° del 1994, non è valido nei territori
sottoposti a vincolo paesistico. E’ una discriminazione non più tollerabile. Sulla questione gravissime

sono le responsabilità politiche e amministrative dei sindaci isolani Giacomo Pascale, Giovan Battista
Castagna, Francesco Del Deo, Rosario Caruso, Dionigi Gaudioso e Enzo Ferrandino e delle loro
amministrazioni di centrodestra o di centrosinistra, che sino a questo momento non hanno fatto valere
adeguatamente il loro ruolo istituzionale per chiedere e ottenere dal governo e dal parlamento una
soluzione del 3° condono valevole per tutta Isola, una soluzione che successivamente potesse essere
estesa pure alle altre zone della regione Campania e all’Italia intera.
Il “cratere” riguarda tutta l’isola d’Ischia e la sua unicità economica, che ha subito le conseguenze del
terremoto sul piano di una nuova crisi economica, dell’occupazione e delle peggiorate condizioni di vita
delle masse lavoratrici e popolari. Intanto la Procura della Repubblica, che applica una legge del
parlamento, cioè del potere politico di ieri e di oggi, spinge per gli abbattimenti delle famiglie lavoratrici
sfortunate che sono state colpite dalla RESA – rispetto a tante prescrizioni giudiziarie e alla non ancora
demolizione della grande e affaristica speculazione edilizia! -, mentre la Corte dei Conti chiede di far
pagare agli abusivi proprietari il canone d’affitto, perché, a norma di legge, le case abusive sarebbero già
di proprietà comunale. Così le ruspe di Stato, che si accingono alle demolizioni, costituiscono un secondo
terremoto, per alcuni aspetti – come quelli psicologici, affettivi, economici, della disperazione, in certi
casi persino della disumana divisione della famiglia e del rimanere senza un tetto, perché lo Stato e il
potere politico borghesi, clericali e capitalistici non si preoccupano nemmeno di garantire una casa
alternativa agli sventurati – molto peggiore e con maggiori danni di quello di oltre un anno fa.
Dinanzi a questo scenario sconvolgente riteniamo che l’unica strada da percorrere per tentare di
ottenere un decreto che corrisponda alle attese e ai bisogni sociali e di vita di tutti gli Ischitani sia quella
della mobilitazione e della lotta popolare, da promuovere sollecitamente a partire da una grande
manifestazione da tenersi sull’Isola e, se necessario, da una seconda da svolgersi a Roma nel corso della
conversione del decreto da parte del parlamento. Dove non vuole il potere politico è il popolo che deve
protestare e rivendicare i suoi diritti costituzionali, come sono quelli alla casa, al lavoro, al salario, al
trasporto, alla sanità, alla scuola e ad un ambiente sociale e familiare vivibile e dignitoso. Il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista è pronto ad assumere ogni necessaria iniziativa di lotta politica se
avrà la dimostrazione di essere condiviso e seguito, nella sua analisi e proposta di lotta, da gran parte
della popolazione isolana, a partire dai comitati popolari sorti spontaneamente appena dopo il terremoto e
che proprio per la loro natura populista hanno ottenuto poco o nulla. Senza l’adesione di massa nessun
risultato positivo potrà essere raggiunto, come hanno dimostrato passate esperienze di lotta. Il tempo è
quasi scaduto, a ognuno le proprie responsabilità, questo vale per gli amministratori comunali come per i
singoli cittadini.
Forio (Napoli), 22 settembre 2018.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.

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