DALLA CITTA’ METROPOLITANA RIFLESSIONI DI SVILUPPO PER LA CAMPANIA

La Città Metropolitana al Centro della “ riflessione politica” dei “Sistemi Locali di Sviluppo” della Campania

Di Francesco De Crescenzo *

La città metropolitana di Napoli ritorna al centro della riflessione pubblica. L’occasione è venuta dal convegno “Per il Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli”; organizzato presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli il 27 marzo scorso a cura della Scuola di Governo del Territorio coordinata dall’economista Riccardo
Realfonzo, già assessore al bilancio all’ epoca della giunta Iervolino e della primissima giunta de Magistris. Il tema centrale del seminario è stato il Piano strategico della città metropolitana, uno strumento previsto dalla normativa vigente (legge Delrio, n. 56 del 2014) che dovrebbe servire per “individuare le direttrici dello sviluppo della
metropoli del futuro” ed essere pertanto un decisivo atto di indirizzo per la città e per l’esercizio delle funzioni dei Comuni, delle Unioni dei Comuni e delle zone omogeneE. Abbiamo usato il condizionale perché, a quasi 4 anni dalla previsione legislativa, il piano strategico non risulta all’ordine del giorno della discussione degli organi di
indirizzo della città metropolitana e in più lo stesso ente non pare godere di buona salute, né dal punto di vista finanziario, né dal punto di vista dell’esercizio dei suoi nuovi compiti e funzioni, rischiando di diventare una brutta copia della vecchia Provincia di Napoli (ente del quale ha preso il posto).
E questa non è una questione secondaria o per esperti, perché il territorio che rischia di perdere il treno è un’ area geografica che comprende ben 92 comuni, 1171 km quadrati con 3 milioni e mezzo di abitanti. Si sta  perdendo la sfida della competitività territoriale, come evidenziato dallo studio comparativo con altre realtà metropolitane
italiane realizzato dalla Scuola di governo del territorio e presentato dallo stesso Realfonzo in apertura di convegno.

Parlare di piano strategico certo implica toccare gli aspetti più propriamente urbanistici, trattati da Francesco Domenico Moccia (Università Federico II), ma il nodo centrale è lo sviluppo economico, come sottolineato dall’intervento politico del Presidente della Regione De Luca (assente il sindaco Luigi de Magistris).
Il governatore pur non risparmiando critiche al sindaco della città metropolitana, in un intervento di circa 45 minuti, ha sottolineato che la trasformazione urbana è una” missione impossibil”, visto il “groviglio” normativo vigente e  il peso di una burocrazia che blocca qualsiasi intervento, soprattutto in relazione alle cosiddette varianti
di piano”.Nella sotanza: attuare un Piano Regolatore è praticamente impossibile!
Solo un rapido accenno ai Sistemi Locali di Sviluppo (14 quelli previsti nell’area metropolitana di Napoli), pur previsti dal PTR ( Piano Territoriale Regionale) del 2008 – dieci anni fa – che pure dovrebbero
in qualche modo integrarsi col Piano Strategico.
Al di là di ciò,  la palese situazione di conflittualità istituzionale tra Comune capoluogo e Regione non depone a favore di un immediato avvio delle procedure per l’adozione del “piano strategico” ( ma è “vincolante per i Comuni o solo “ indicativo”?) , stante la necessità, verrebbe da dire il dovere, di instaurare una leale collaborazione
istituzionale, vista la genericità della normativa in materia. Trovare una “ concertazione istituzionale” la via più sensata ma “ politicamente” più ardua.
Andando oltre in un ipotetico Piano strategico vi sono anche altri driver di sviluppo, sottolineati all’economista Adriano Giannola nel suo intervento. La logistica della portualità, nonché il pallino del relatore, ovvero il settore dell’energia, potenziale motore per tutto il meridione d’Italia.
Nel pomeriggio Maurizio Tira (Università di Brescia) ha riferito dell’esperienza di pianificazione e infrastrutturazione del suo territorio, sottolineando che la pianificazione deve rispondere a 3 domande per
essere efficace: perché; per che cosa; e per chi si fa. La legge Del Rio impone la redazione del piano strategico (triennale), ma l’indirizzo ai Comuni della città metropolitana, la prevista zonizzazione per aree omogenee (lo statuto della Città Metropolitana di Napoli prevede zone di minimo 150 mila residenti), la previsione del sindaco
elettivo della città metropolitana (questo solo per i comuni di Roma Napoli e Milano e in seguito ad una legge che ne disciplina il voto, ndr), l’armonizzazione nel caso di Napoli di 92 piani territoriali e i 92 Piani attuativi dei comuni rientranti nell’ente non è cosa da imporre, ma richiede meccanismi partecipativi.
L’area presenta straordinarie potenzialità: le città storiche, i beni culturali e un paesaggio unico, al centro della relazione di Aldo Aveta dell’ Università Federico II di Napoli intitolata La Baia di Napoli. Il relatore ha costatato anche l’indifferenza dei sindaci di vari comuni del napoletano rispetto all’ente metropolitano, citando l’indifferenza dei sei primi cittadini dell’isola di Ischia. Poi il discorso si è soffermato sulla natura, benigna o matrigna (come sottolineato da Ugo Leone, Università Federico II). Nel primo senso si nota l’ampia porzione di territorio tutelato da parchi, riserve e aree marine protette, nel secondo il riferimento è ad esempio alle due aree vulcaniche, tra le più pericolose al mondo, Campi Flegrei e Vesuvio, con oltre un milione di persone residenti ricadenti nell’area di rischio.
C’è poi chi ha sostenuto che esiste un’unica area urbanizzata da
Capua a Battipaglia (Antonio Di Gennaro – Risorsa), ma con
caratteristiche sub-urbane, perché esiste un’agricoltura di città con
un livello di produzione tutt’altro che secondario. Una curiosità: quanti sanno che la città di Napoli produce circa la metà della produzione nazionale di patate? Il relatore ha voluto evidenziare che  il settore agricolo ha un’occupazione pari al 4% di addetti con un 2% di PIL di prodotto agricolo. Tuttavia il valore sale al 15% sommando la trasformazione agro-industriale e la commercializzazione, mentre  sale al 25% del PIL
regionale, se si aggiunge il turismo.  Non vanno trascurate le foreste
metropolitane, sostanzialmente prive di una gestione efficace, ma
capace di generare profitto, ad esempio con le biomasse.
Ed ancora un piano non può trascurare acqua e suolo, inevitabilmente intrecciati con l’azione umana. In particolare occorre porre attenzione ai piani di gestione di acqua e suolo, che compenetrano tutti i piani esistenti e sono un riferimento per i fondi comunitari, secondo la dottoressa Vera Corbelli (Autorità di bacino Distrettuale dell’Appennino meridionale). Restano ancora da fare il Piano frane ed il Piano coste.
E parlando di suolo, Fabio Terribile (Centro di ricerca Crisp,  Federico II) ha presentato la piattaforma Soil Monitor ( www.soilmonitor.it). Un suolo ben gestito provvede ad una serie di servizi ecosistemici essenziali e questo strumento mette in evidenza le eventuali minacce presenti in termini di consumo di suolo, erosione ed aiutare così decisori politici a porre in essere misure di mitigazione più efficaci.

Insomma, c’è molto da fare affinché la Città metropolitana non
rimanga nel novero delle città invisibili, per citare il titolo del romanzo di Italo Calvino (Giuseppe Ossorio, Crescita o Declino, Guida ed, 2017), ma qualcosa che “ si vede”.

Ischia, 30 marzo 2018

*Francesco De Crescenzo, dottore in scienze politiche, operatore di
sviluppo & Coesione Territoriale dell’ isola d’ Ischia

— — Il Continente – agenzia di stampa per il rinascimento di
casamicciola e dell’ isola d’ Ischia

Direttore responsabile: Giuseppe Mazzella
gmazzella@libero.it

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