RISOLTO IL MISTERO DEI DISCHETTI DI PLASTICA: SONO FILTRI DI UN DEPURATORE. L’ALLARME AMBIENTALISTA ERA PARTITO DA ISCHIA

E’ stato risolto il mistero  dell’inquinamento dei dischetti di plastica bianca  che si sono riversati sin dalla settimana scorsa in più tratti costieri del Mar Tirreno Centrale, con picchi nei pressi dell’isola di Ischia, da dove era partito l’allarme lanciato dal cittadino Claudio Ciriminna che aveva iniziato a raccoglierli ripulendo gli arenili ischitani. Nel frattempo la ong ambientalista Clean Sea Life, che per prima ha segnalato l’inquinamento, ha invitato i cittadini a mobilitarsi e a ripulire le spiagge dai dischetti. Per chi ne raccoglie di più, è stata messa in paoli una maglietta e una borraccia. I dischetti poi, spinti dalle correnti, avevano invaso il litorale campano e  quello laziale tra Fiumicino ed Anzio.  Le indagini della guardia costiera avevano poi accertato nelle vicinanze di un impianto di depurazione collocato in prossimità della foce del Sele e sugli argini del fiume, una forte concentrazione di questi filtri.

Dalle ulteriori verifiche sul depuratore sospetto, il personale della Guardia Costiera ha potuto accertare la fuoriuscita dei filtri che, a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell’impianto, si sono riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove, per effetto delle correnti si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana. “Mentre prosegue l’attività di accertamento sul sito, le informazioni finora acquisite – spiega  la Guardia Costiera – sono state comunicate all’ Autorità Giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno. Determinante è stata l’attività del personale del Nucleo Speciale d’Intervento (N.S.I.) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (R.A.M.) cui il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha conferito mandato per fare luce sulla vicenda. Una volta assodata la natura di “filtri a biomassa adesa” utilizzati per la depurazione delle acque reflue – spiega ancora la Guardia Costiera – gli accertamenti dei militari, svolti in modo capillare sul territorio interessato, si sono orientati verso la conferma della principale ipotesi investigativa, ovvero che questi materiali fossero stati rilasciati da impianti di trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d’acqua che sfociano in esso.

foto di Claudio Ciriminna

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