E’ USCITO IL LIBRO DI ROBERTA GARBACCIO: “IL SILENZIO DEL GATTO”. OTTIME LE RECENSIONI

E’ uscito il 17 gennaio il romanzo di Roberta Garbaccio Il silenzio del Gatto, per Guida Editori, distribuzione Messaggerie, ma ha già avuto un coro unanime di apprezzamenti. Fabrizio Caramagna (punto di riferimento internazionale per lo studio e la scrittura di aforismi. La trasmissione Ballando con le Stelle di Milly Carlucci l’ha posizionato nell’empireo dei personaggi famosi, tra le star delle citazioni. Dopo Jacques Prévert, Madre Teresa e Conrad. Prima di Ralph Waldo Emerson e Charles Bukowski.) lo ha definito “una delle pagine più belle della nostra letteratura…qualcosa del Fellini di Amarcord ma con un innesto di ironia, surrealismo e magia che non ci sono in Fellini”.

Roberta Garbaccio, docente di Filosofia e Storia del Liceo di Ischia, giornalista, autrice di testi di turismo, e didattica, è al suo secondo romanzo dopo il fortunato “La Corte delle aquile”.

Ne Il silenzio del gatto la protagonista, Eleonora, si ritrova in un momento in cui le va tutto storto: il matrimonio, l’azienda in fallimento, una figlia in crisi adolescenziale. Ma per uno strano scherzo del destino si ritrova in una dimensione diversa (non si può svelare troppo) nella quale riuscirà a trovare il modo di risolvere i suoi problemi e – a riprendere in mano al sua vita.

Il romanzo si apre appunto con un aforisma di Fabrizio Caramagna, riferito ad un gatto che riesce a leggere il libro dove vengono svelati i misteri di Dio e dell’Universo, ma che se ne va senza dire nulla, e si chiude con l’annuncio che il gatto non è stato ancora trovato. In mezzo succede di tutto.

Un romanzo corale che contrappone due opposti stili di vita: napoletana a emiliana (in alcuni stralci è scritto in napoletano e in emiliano) divertentissimo, commovente, sempre ironico. Con una ricostruzione storica fedele (i magnifici anni Sessanta) una bella storia d’amore in sottofondo. Uno stile fluido, a metà tra il giallo, la favola, con una vena filosofica, tante risate e anche l’ombra di una lacrima.

 

Di seguito la lettera-recensione di Fabrizio Caramagna a Il silenzio del gatto di Roberta Garbaccio.

Il viaggio nel tempo nel 1967 è una delle più belle pagine della nostra letteratura. Mi ha ricordato qualcosa del Fellini di Amarcord, ma con un innesto di ironia e surrealismo e magia che non ci sono in Fellini. Insieme a Eleonora e Oreste, Ernesta è un grande personaggio, un personaggio che resterà per sempre nel mio cuore. I più bei romanzi hanno sempre un personaggio che avremmo voluto conoscere, e lei non sa quanto darei per essere presente anche io nel 1967 insieme all’Ernesta all’inaugurazione della lavatrice. Come mi ci rivedo in quel giorno. E’ come se ci fossi stato anche io quel giorno. Quello che mi ha colpito è lameticolosità storica, con una serie infinita di dettagli e fatti molto ben documentati. Da una parte la magia e l’irrealtà e dall’altra la la realtà storica. Un mix potente. Io sono nato nel 1969 e alcune marche me le ricordo bene, eccome se me le ricordo. Durante il viaggio nel tempo mi sono commosso davvero, perché ho viaggiato anche io. Mi sono rivisto bambino con i miei nonni, è come se li avessi di nuovo incontrati, mi sono ricordato di cose che avevo dimenticato e ho avuto per un po’ il magone.

Attorno a questo viaggio nel tempo (un viaggio nel tempo che viola gli schemi, visto che nel 1967 Eleonoranon era ancora nata, ma tutto il romanzo ama violare gli schemi) gira come una cornice tutto il romanzo. Nella prima parte c’è molta ironia, ma manca ancora la magia. Sembra di avere a che fare con figure dominate dall’inettitudine, imbranate, che si muovono seguendo dei fili caotici, non ancora avvolte nella loro aura favolosa. Ma questo è un po’ la caratteristica di molti i romanzi. L’ingranaggio ci mette un po’ a produrre i suoi effetti. Poi dopo la caduta del tubo è come se il romanzo si togliesse la maschera (o il tappo) e svelasse la sua verà identità: una identità magica, fiabesca, surreale, nostalgica, anche utopica. Se è vero che i segreti di Dio e dell’Universo li possiede solo il gatto, è come se ognuno dei personaggi sapesse qualcosa che gli altri non sanno. Oreste sa qualcosa che Ernesta non sa , Fabrizio sa qualcosa che Eleonora non sa, Eleonora sa qualcosa che Fabrizio non sa. Ognuno possiede un segreto rispetto agli altri.

E alla fine i segreti vengono fuori, ma non tutti (per esempio Ernesta e Oresta in quale parte dell’universo risiedono? Ma non è l’unico segreto che non viene fuori). E’ molto bello questo. E poi comunque, almeno così mi è parso di capire, se è vero che solo il gatto possiede i segreti di dio e dell’universo, gli uomini hanno però la possibilità di cambiare il mondo. Mi ha colpito anche un’altra cosa. Nel romanzo tout se tient, come dicevano gli strutturalisti. Ogni filo è legato a un altro filo, è tutto collegato, ogni dettaglio rimanda a un altro dettaglio, e ogni cosa è nel suo posto.

E’ come se il romanzo fosse una grande lavatrice, che produce una grande centrifuga, disperdendo i dettagli e i personaggi in ogni direzione e poi – finita la centrifuga – li riponesse ognuno nel suo posto, come tanti tasselli di un puzzle finalmente ricomposto. Non so in quale genere collocare il libro. Come dicevo sopra, viola tutti gli schemi. Più che un giallo, lo definirei una caccia al tesoro e il tesoro è simboleggiato dal fertilizzante. Mi ricorda anche la fiaba. Il cattivo è Rimboldi, il tesoro da trovare è il fertilizzante, Oreste ed Ernesta sono i maghi, il cane è l’anello tra gli esseri umani e il mondo animale, e così via. Una bellissima fiaba Sono orgoglioso di farne parte con il mio aforisma che apre l’inizio e poi lo chiude (come dicevo sopra tutto si tiene nel romanzo). Grazie ancora per avermi fatto entrare nel romanzo attraverso il “tubo” della sua creatività!

Ps: chissà se anche il nome Fabrizio è ispirato a me?

Fabrizio Caramagna

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