GUIDO FERRARA E GIULIANA CAMPIONI: ” RESTITUIRE QUALITA’ INSEDIATIVA ALL’ISOLA D’ISCHIA”

Gli architetti Guido Ferrara e Giuliana  Campioni dello studio “ Ferrara” di Firenze hanno affidato all’ Agenzia di Stampa “ Il Continente” la diffusione di un messaggio nazionale sull’ esigenza di Tutela di un ambiente, unico al mondo, ma anche di tutela del suo Sviluppo Economico ( oltre 40mila posti letto, circa 3mila imprese)  con i notevoli effetti Sociali ( circa 9mila i lavoratori del turismo e dei servizi e con una “ offerta formativa” di 4 Istituti Scolastici Superiori per 15 indirizzi con 3200 studenti).

Questa Tutela e questa coniugazione con l’esigenza di Sviluppo e di Lavoro NON può avvenire senza Pianificazione Territoriale e senza Programmazione Economica in un quadro istituzionale “ frastagliato” con “ competenze” dello Stato, della Regione Campania, della Città Metropolitana e di SEI Comuni, tenendo conto che l’ Isola è di soli 46Km2 ma è abitata da circa 63mila persone stabilmente.

Questa Tutela e questo livello di Sviluppo Economico e Sociale sono stati “ naturalmente” riproposti dalla natura geologica dell’ isola – una delle tre aree vulcaniche della provincia di Napoli – dal terremoto del 21 agosto 2017, il 13simo nella storia sismica dell’ isola, IX grado della scala MCS nell’ area epicentrale dei quartieri del Majo-La Rita- Fango nelle “  divisioni amministrative” o “ novelle cinture daziarie” dei Comuni di  Casamicciola, ancora una volta come nelle dodici volte precedenti in otto secoli, Lacco Ameno e solo in poca misura per spazio amministrativo, Forio.

Gli effetti sul “costruito” e sulle popolazioni di questo tredicesimo terremoto sono enormi tali da richiedere una Legge Speciale del Parlamento della Repubblica sia per avviare una possibile ricostruzione sia per mantenere e difendere lo sviluppo economico fin qui raggiunto. Circa 2mila abitazioni dei centri urbanizzati di Casamicciola,soprattutto, e di Lacco Ameno sono state colpite dal VI-VII grado della scala MCS. La “ zona rossa” determinata dalla Protezione Civile tra l’ epicentro del Majo-La Rita ed il quartiere Fango, nella “ cintura daziaria” di Lacco Ameno, colpita dal IX-VIII grado della scala MCS con la perdurante chiusura riguarda circa 500 case con una popolazione di circa 2000 persone oggi “ accampate”  presso parenti, amici, alberghi, case prese in fitto “ provvisorio”. 800 bambini della scuola dell’obbligo di Casamicciola  – elementari e medie – di Casamicciola non hanno più la scuola. Vanno nella Città d’ Ischia per turni pomeridiani in pulman percorrendo con ogni tempo – ed adesso arriverà l’ inverno meteorologico – 10 chilometri all’ andata e 10 al ritorno. Bambini dai sei ai 10 anni. Ragazzini dagli 11 ai 13 anni. L’ Istituto Comprensivo “ Enrico Ibsen” di Casamicciola NON può presentare una “ offerta formativa” ai suoi alunni perché NON ha più sede fisica.

Cosa aspetta lo Stato che all’ Italia risponde – oltre la monarchia o la repubblica – ad intervenire con prontezza ed efficacia con un Commissario Straordinario alla Ricostruzione ed alla Tutela? Che cosa è l’ Europa se non l’ imposizione  dello studio della lingua inglese la cui Nazione Madre fra l’ altro ha deciso di uscire da un progetto Nobile e Necessario di “ Unità”?

“Gli uomini di buona volontà sanno benissimo che il paesaggio e il territorio non muoiono mai e che il futuro dell’isola può essere tuttora garantito da un piano strutturale quadro e da singoli PUC capaci di promuovere la qualità ambientale e funzionale dei singoli centri abitati,in modo che le amministrazioni possano proporre alla società intera (UNESCO compreso) un patto di coerenza e di legittimazione istituzionale” concludono il loro appello Guido Ferrara e Giuliana Campioni.

Mi sento di condividerlo avendo già proposto alla presentazione dei nostri libri sabato 28 ottobre 2017 alle Terme Belliazzi di Casamicciola di affidare allo studio Ferrara – per la competenza che ha acquisito nella proposta di redazione del Piano Urbanistico Territoriale ( 2002), fallita per inadempienza della Regione Campania e per quanto sta facendo per i Comuni limitrofi di Serrara-Fontana e di Barano per il Piano Urbanistico Territoriale ( PUC) – la redazione del piano urbanistico comunale di Casamicciola e di Lacco Ameno soprattutto per le possibilità di intervento previste dalla legge n. 865 del 1971 in uno con il prof. Sebastiano Conte, urbanistica colto ed appassionato e nativo di questa Terra.

L’ appello indica una strada Maestra che bisogna tracciare perché l’ alternativa è il baratro sia per la Tutela sia per lo Sviluppo vivendo in un caos inconcepibile per il dettato e lo spirito della Costituzione della Repubblica Italiana.

QUESTO IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA
isola d'ischiaIschia_-_Castello_Aragonese_visto_dal_maredi Guido Ferrara e Giuliana Campioni

E’ noto che una parte dei paesi e delle piccole città italiane é stata costruita negli ultimi 50 anni con croste urbane indifferenziate e continue senza logica e senza qualità, in qualche caso
definite periferie o “rur-urbano”: un fenomeno dove il vero abuso non lo hanno fatto per primi i cittadini, ma la pubblica amministrazione, che ha rifiutato le responsabilità di organizzare le
scelte localizzative, di prevedere i fabbisogni, di garantire i servizi necessari: in altre parole di elaborare un progetto di futuro tenendo conto delle leggi urbanistiche vigenti.
Gli amministratori non sono pazzi: i loro sostenitori chiedono tutti i giorni attenzione per le loro singole ed immediate necessità, e quindi ogni elezione equivale ad un silente voto di scambio, dove la scelta di non scegliere, ovvero l’urgenza del rinvio di qualunque decisione
programmatica quadro è il vero sigillo di garanzia.
In questo quadro, nonostante gli obblighi di legge e le responsabilità tecniche per redigere i piani, come possono i Comuni eludere l’effettiva redazione tecnica dei nuovi strumenti urbanistici previsti dalle leggi ?
a) In primo luogo basta far credere che i piani non servono a nulla, forti del principio che in passato erano utili soprattutto a far crescere la rendita fondiaria delle aree da dichiarare fabbricabili. Da circa un ventennio invece in Italia si è affermato il principio che il consumo di suolo sia un errore da evitare e che i piani abbiano altri ruoli, e in
primis quello di innescare un processo per restituire qualità ai centri abitati, a favore dei residenti prima e dei visitatori e turisti poi. Ma se la favola che i piani servano solo a fare soldi sulle spalle della collettività resta solida, ne consegue che i piani non si
fanno, perché inutili a priori.
b) In secondo luogo esistono adempimenti collaterali, quali indagini geologiche e agronomiche e l’avvio della procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) con le “Relazioni di incidenza” per i siti Natura 2000 (SIC e ZPS), che possono costituire
causa di rallentamento, in quanto i piani non possono essere avviati prima che siano state effettuate. Pertanto talvolta può essere arduo, se non impossibile, individuare gli esperti adatti e prevedere una spesa adeguata di onorari e spese aggiuntiva rispetto a
quella che riguarda l’urbanistica.
c) In terzo luogo, è evidente che i contenuti dei piani dovrebbero scaturire dalle comunità insediate e quindi necessitano di una riflessione condivisa di obiettivi e procedure per realizzarli da parte degli opinion leader e dei portatori d’interessi. La pratica da
perseguire quindi dovrebbe essere quella della massima partecipazione, discussione, valutazione, perché i tecnici formulano ipotesi e proposte, ma sono i cittadini che le devono condividere, perché tocca comunque a loro condurle alla loro concreta
realizzazione. Di norma, questa procedura viene invece ignorata e i cittadini sono sempre più emarginati, convinti che le loro indicazioni non valgano nulla.
d) In quarto luogo, nonostante che esistano prescrizioni di ordinamenti, circolari e leggi regionali per le scadenze alla redazione dei piani, è sempre possibile evitare di avviarli all’adozione anche se hanno avuto una completa redazione in sede tecnica. In questi
casi si dispone di un espediente efficacissimo che è quello di dilazionare sine die il pagamento delle parcelle presentate da parte dei tecnici incaricati. Di solito il risultato è sempre e comunque il non piano, la non scelta, il non progetto di città, con la
permanenza dell’esclusione dei cittadini dal dibattito su quale futuro possa essere scelto da loro per il territorio in cui vivono e lavorano.
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L’isola d’Ischia non fa purtroppo eccezione, e infatti rientra puntualmente in questo quadro.
I singoli centri, pur avendo grandi numeri di abitanti e di superfici, tendono da anni all’invisibilità, cioè negano di esistere, perché le case da oltre mezzo secolo sono state costruite dove e come i proprietari, abusivi no, credevano meglio, sorretti dall’assenza di
progetto della pubblica amministrazione. Poi nel 1998 è arrivato il deus ex machina del Piano paesaggistico, che di paesaggio non sa notoriamente proprio nulla, ma la cui sola esistenza –
che teoricamente obbligava alla conservazione di tutto, degradi compresi – ha di fatto fornito giustificazione alle amministrazioni comunali di adottare una o tutte le 4 soluzioni precedenti.
E oggi ? L’impressione crescente è che i giochi siano finiti, ovvero che il degrado che avanza dalle città e dalle loro immense e diluite “periferie” non può più essere nascosto. Infatti i circa
250.000 visitatori non residenti sommati agli oltre 60.000 abitanti sono in crescente sofferenza per le strade, per il traffico, per le carenze dei luoghi di aggregazione. Molti opinion
leader stanno da anni avvertendo che la mancanza di futuro non dipende da qualche disposto o norma che trovi soldi e cantieri che consentano nuove opere, ma da un’effettiva assenza di
idee, di bilanci, di programmi e di scelte, ben all’interno del modo “ordinario” di governo del proprio territorio.
Per questo crediamo sia venuto il momento che i residenti propongano a se stessi una riflessione su questo quadro sconfortante, dove il futuro dell’isola – notoriamente e
solidamente tuttora ricca di risorse uniche e straordinarie – é progressivamente gettato nella spazzatura, solo perché ci si rifiuta di guardarsi allo specchio. Pertanto, prendere atto che il
vento sta cambiando appare oggi un dovere imprescindibile da parte degli amministratori. Una proposta che ci permettiamo di avanzare per l’anno che viene è che i 6 Comuni organizzino una riflessione collegiale sulle seguenti iniziative, meglio se con una serie di
convegni e d’incontri:
A) Promuovere un piano di sviluppo strutturale dell’isola intera, finalizzato a:
1. garantire processi di conservazione della biodiversità e dei beni naturali e culturali, in modo da assicurare il mantenimento della vitalità e la ricchezza del territorio che è tuttora elevatissima;
2. ottimizzare l’uso di risorse integrative al termalismo e alla balneazione estiva, le cui potenzialità sono rimaste sino ad oggi inespresse;
3. ampliare le caratteristiche tipologiche, qualitative e, in particolari casi quantitative, del sistema di accoglienza e di ristoro;
4. rivalutare il ruolo dell’agricoltura nella protezione del paesaggio e rilanciare gli aspetti economici di settore con particolare riguardo alla produzione a km zero per il consumo interno, a quella di nicchia e a quella con marchio di fabbrica;
5. coinvolgere in modo diretto e responsabile gli amministratori, gli operatori turistici e gli opinion leader nella individuazione degli indirizzi strategici quadro e nella definizione delle scelte di crescita socio-economica dell’isola.
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B) Dare conclusione all’iter di adozione dei 3 PUC attualmente in corso di progettazione, ovvero quelli di Serrara Fontana, di Forio e di Barano d’Ischia, e promuovere quelli degli altri comuni, con i seguenti obiettivi:
1. aprire un processo permanente di confronto con le comunità locali per progettare un sistema integrato di azioni ed interventi alternativi ai processi di occupazione di suolo e di consumo di risorse irriproducibili;
2. individuare e condividere iniziative trainanti a carattere innovativo idonee a disegnare un profilo dell’isola altamente specializzato con proposte finalizzate a
costituire un’offerta attraente per categorie di utenza differenziate soprattutto di provenienza europea;
3. prevedere interventi di recupero e adeguamento di contesti di particolare interesse e significato per la popolazione residente e il turismo, soprattutto di quelli che oggi appaiono gravemente degradati;
4. agire per la conservazione e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, al fine di elevare la qualità della vita dei residenti e dei visitatori, con il superamento dell’attuale riflusso del problema dei condoni edilizi e dei rischi per i terremoti del futuro;
5. promuovere un sistema di mobilità sostenibile affidata a mezzi pubblici ecologici su gomma, con idonea previsione di parcheggi scambiatori estesa a tutti i Comuni dell’isola.
Gli uomini di buona volontà sanno benissimo che il paesaggio e il territorio non muoiono mai e che il futuro dell’isola può essere tuttora garantito da un piano strutturale quadro e da
singoli PUC capaci di promuovere la qualità ambientale e funzionale dei singoli centri abitati, in modo che le amministrazioni possano proporre alla società intera (UNESCO compreso) un
patto di coerenza e di legittimazione istituzionale.
Guido Ferrara e Giuliana Campioni i Tecnici incaricati della redazione del PUT dell’isola d’Ischia (2000-2002) e dei PUC dei Comuni di Serrara Fontana e di Barano d’Ischia
(2014-2017).

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