DOMENICO SAVIO: PROTESTARE AL SEGUITO DEL POTERE POLITICO E CLERICALE RESPONSABILE E’ UN SUICIDIO

DOMENICO SAVIO GUARDA LE ROVINE DEL TERREMOTOdi Domenico Savio

Il titolo di per sé già sintetizza l’argomento di estrema attualità che qui vogliamo esplicitare. Chiaramente ci riferiamo alle conseguenze familiari e sociali del sisma delle ore 20,57 del 21 agosto 2017 – che ha colpito particolarmente, come forza devastatrice, i Comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e solo marginalmente Forio -, ai ritardi dalla terraferma nei soccorsi, alla lentezza con cui si protrae la fase emergenziale, alla sciagura dei doppi turni imposti autoritariamente a scuola, al contributo di autonoma sistemazione che ritarda ad arrivare per tutti, all’irrisorio e triennale stanziamento del governo capitalistico di appena 50 milioni di euro per la ricostruzione – quando, probabilmente, il sisma ha causato circa un miliardo di danni al patrimonio edilizio e agli altri beni pubblici e privati -, alla mancata approvazione di un decreto legge che stabilisca le modalità della ricostruzione rigorosamente antisismica per eventuali terremoti superiori ai 6 gradi della scala Richter e in un’Isola soffocata e imprigionata da infiniti vincoli ambientali e culturali, alla non più tollerabile caparbietà e avversità del parlamento nazionale di prendere in considerazione il bisogno sociale di regolarizzare il piccolo abusivismo edilizio di necessità abitativa, che è stato vergognosamente favorito dalle inadempienze dello Stato e del potere politico che lo occupa, eccetera.
Ci troviamo dinanzi ad inammissibili ritardi e carenze di intervento da parte delle istituzioni pubbliche – dal governo al parlamento, alla regione Campania, ai sindaci e alle amministrazioni comunali – nel rispondere alle esigenze di vita delle popolazioni colpite dal terremoto, ma non c’è da meravigliarsi, perché si tratta delle stesse gravi inadempienze riscontrate in precedenti disastri tellurici, come quelli de L’Aquila, del Centro Italia dell’anno scorso e altri, dove le popolazioni, stanche dei mancati o ritardati interventi, hanno dovuto scendere in piazza e lottare per vedersi riconosciuti i propri diritti di abitazione e di rinascita delle attività sui propri territori. Sciaguratamente i terremoti sono stati sempre anche occasione di facile arricchimento, clientelismo, favoritismo, corruzione e dilapidazione dei soldi pubblici. Simili, deplorevoli comportamenti sono propri della società capitalistica, dove la dignità umana è calpestata dall’infamia dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’arricchirsi dei potenti e dei furbi anche sulle tragedie altrui.
I ritardi e le omissioni nel soccorso alle popolazioni coinvolte dal sisma e nel ripristinare la normalità della vita sociale nei territori colpiti dipendono fondamentalmente dalla scarsità delle risorse finanziarie che i governi borghesi e clericali mettono a disposizione dell’emergenza e della ricostruzione, perché essi innanzi tutto si preoccupano di garantire, con le leggi finanziarie, il flusso ininterrotto di danaro pubblico al sistema capitalistico bancario, finanziario e mercantile per l’estinzione dell’inesauribile debito statale, oramai formato da montagne di profitti sottratti alle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari. Così i bisogni dell’accumulo e della centralizzazione monopolistica del capitale vengono prima del soddisfacimento delle esigenze di vita dei terremotati. Si tratta di un debito parassitario che il P.C.I.M-L. chiede di disconoscere.
Contro queste ingiustizie, disumanità e inciviltà i cittadini giustamente si ribellano e protestano, ma con scarsi risultati, perché quasi sempre la loro lotta nasce e si sviluppa sotto il controllo e la guida dello stesso potere politico inadempiente, che solo apparentemente e opportunisticamente, per fini elettorali e di continuità nell’occupazione del potere, dimostra di condividere la protesta dei cittadini, mentre in realtà dall’alto del suo potere decisionale si comporta diversamente con scelte politiche opposte alle attese dei terremotati.
La protesta del popolo deluso con interventi istituzionali inadeguati alla bisogna e con promesse non mantenute deve essere rivolta contro i responsabili dei ritardi e dell’insufficienza degli interventi, responsabili che sono i sindaci, gli assessori e le maggioranze consiliari municipali, il presidente, la giunta e la maggioranza del consiglio regionale, il governo e il parlamento nazionale, i partiti politici che occupano ed esercitano il potere e gli eletti dal popolo che governano contro gli interessi della collettività. Se costoro sono i responsabili dei nostri mali sociali sono pure i nostri avversari, cioè i nemici di classe da combattere affinché rispondano e sollecitamente ai nostri bisogni di vita familiare e sociale in seguito alla tragedia di un terremoto. Alla testa della protesta deve esserci il popolo che rivendica e non quelli che con le loro scelte politiche e amministrative sono all’origine dell’indignazione popolare. Diversamente la protesta gestita dagli avversari non ha senso, non sortisce risultati ed è sconfitta prima di iniziare. Ecco perché i problemi non vengono risolti in tempi brevi e secondo le attese dei terremotati.
La manifestazione delle popolazioni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno di martedì 7 novembre 2017 contro i ritardi del potere politico nazionale, regionale e locale avvenuta al seguito di alcuni sindaci – perché altri pare si siano risentiti di non essere stati invitati a partecipare a dei precedenti incontri sui problemi causati dal terremoto – che capeggiavano il corteo non poteva avere e non avrà un risultato positivo, perché la protesta non è stata ancora capace di individuare, processare e condannare politicamente i responsabili per chiedergli e ottenere la soluzione dei problemi posti alla base della protesta. I sindaci e le amministrazioni locali che aprivano il corteo appartengono allo stesso potere e ai medesimi partiti che governano alla Regione e a Roma, rappresentano il medesimo potere antipopolare e dal quale non serve farsi guidare.
Al contrario, occorre contestarlo duramente per rivendicare comportamenti e decisioni diverse. Se non si capisce questo la situazione è destinata a peggiorare e non migliorare, mentre la partecipazione degli studenti diventa un coinvolgimento senza speranza. Gli amministratori svolgano il loro ruolo istituzionale rispondendo prontamente e adeguatamente ai bisogni delle popolazioni sofferenti, mentre queste trovino il coraggio della propria autonomia e indipendenza nella conduzione della lotta per ottenere i risultati auspicati. Insomma, una lotta degna di essere definita tale.
Ogni lotta per essere incisiva e vincente deve sapere individuare il proprio avversario politico per indurlo a soddisfare i bisogni popolari, obiettivo che può essere raggiunto unicamente con una dura lotta di classe, che il popolo lavoratore deve condurre nei confronti dello Stato e dei governi sostenitori degli interessi economici della classe capitalistica dei potenti industriali, agrari, banchieri, finanzieri e mercanti. Solo la lotta di classe dei lavoratori operai e intellettuali, socialmente sfruttati, contro la classe capitalistica, appropriatrice del frutto del lavoro proletario, può condurre al miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Però la lotta di classe richiede il possesso di una coscienza di classe da parte dei combattenti, coscienza che significa rendersi conto che si tratta di una lotta contrapposta tra sfruttati e sfruttatori, tra lavoro e capitale, tra ricchi e poveri, tra possessori dei mezzi di produzione e schiavi dei padroni. Senza lotta di classe non è possibile liberarsi da questo mondo schiavistico né auspicare di costruire una società nuova di tutti veramente liberi e uguali.
Ecco perché il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non ha partecipato alla manifestazione tra Lacco Ameno e Casamicciola Terme, svoltasi al seguito e sotto la supervisione degli amministratori e dei loro partiti di centrodestra, centro e centrosinistra responsabili dei motivi della protesta. Se si prende coscienza di questa verità e del tipo di lotta che bisogna organizzare e condurre per ottenere dei risultati soddisfacenti siamo pronti a dare il nostro modesto contributo di idee e di lotta di classe, convinti come siamo e facendo tesoro di passate esperienze del genere che senza una vera battaglia, libera dalle influenze e dai condizionamenti del potere borghese dominante, non c’è la possibilità di conquistarci quello di cui abbiamo urgente bisogno.

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