Respinta la richiesta di sostituzione della misura cautelare, dal carcere agli arresti domiciliari fuori regione, per i fratelli Raffaele e Aniello Cesaro , fratelli di Luigi parlamentare di Forza Italia, abituale turista sull’isola d’Ischia visti i rapporti politici e di amicizia con il sen. Domenico De Siano. Contrari alla scarcerazione i pm Di Mauro e Visone, titolari dell’inchiesta sull’area Pip di Marano, e il gip Francesca Ferri. L’istanza era stata formulata nei giorni scorsi dai legali dei due imprenditori di Sant’Antimo, titolari della Cesaro Costruzioni.
L’indagine sull’area industriale di Marano è ormai vicina ad un ulteriore un punto di svolta. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro sui presunti episodi di corruzione e concussione che avrebbero visto coinvolti tecnici, amministratori e politici del Comune di Marano, alcuni dei quali – come l’ex sindaco Mauro Bertini (indagato per corruzione) – tirati in ballo proprio dai Cesaro. Nelle ultime settimane i carabinieri del Ros hanno ascoltato alcuni dei protagonisti dell’affare Pip, che sarebbe frutto di un accordo tra il clan Polverino, gli imprenditori di Sant’Antimo, alcuni palazzinari di Marano ed esponenti della pubblica amministrazione.
Nel registro degli indagati, di recente, sono stati iscritti due ex dirigenti del settore tecnico comunale: Armando Santelia e Giovanni Micillo, entrambi indagati per false dichiarazioni rilasciate ai magistrati inquirenti. In carcere è finito invece Salvatore Polverino, cugino del super boss Giuseppe e figlio del latitante Antonio, alias “Zi Totonno”, ultimo esponente di spicco della fazione criminale di Marano ancora in libertà.