“IL BANALE GIORNALISMO DELL’AMBIENTALISMO ITALIANO”, RIFLESSIONE DI GIUSEPPE MAZZELLA

 

Roberto Della Seta è un giornalista, saggista e politico italiano di 58 anni che è nato e vive a Roma.E’ stato presidente di Legambiente, membro dell’ assemblea costituente del PD, senatore del PD nel 2008 e non ricandidato nel 2013, ha fondato un movimento ecologista che si chiama Green Italia. Ha un blog dove dichiara che ha una laurea in storia contemporanea. Ha scritto un articolo su “ Repubblica” domenica 6 agosto 2017 dal titolo “ Il condono declassato” in cui esprime la sua contrarietà alla cosiddetta “ Legge Falanga”, già approvata al Senato ed ora al voto finale alla Camera.“ La norma è apparentemente banale, fissa una gerarchia di priorità per gli interventi di demolizione degli immobili abusivi: per primi vanno abbattuti quelli in costruzione, poi gli edifici realizzati in aree demaniali o in zone di pregio paesaggistico o a rischio idrogeologico dopo ancora quelli in uso a mafiosi e camorristi” spiega Della Seta che afferma anche che “ per la prima volta in una legge dello Stato verrebbe istituzionalizzato il principio dell’ abusivismo “ di necessità”.“ Ora, chiunque conosca un poco la storia dell’ abusivismo edilizio in Italia – continua il giornalista,saggista e politico –sa bene che proprio l’ abusivismo “ di necessità” è stato il pretesto con cui si sono giustificate le grandi sanatorie e con cui centinaia di amministratori hanno colpevolmente, spesso dolosamente chiuso gli occhi davanti al fenomeno”. De Seta ritiene che “ abusivismo “ di necessità e “ abusivismo speculativo” sono il più delle volte indistinguibili” e per dimostrarlo cita il caso dell’ isola d’ Ischia dove “ le case abusive sono sorte come i funghi per poi affittarle a 1000 o 2000 euro a settimana”. De Seta esprime anche la sua contrarietà ai “ condoni edilizi” ricordando che in Italia ce ne sono stati tre di cui gli ultimi nel 1994 e nel 2003 firmati da Berlusconi. Ancora. De Seta critica il PD che vuole votare la “ Legge Falanga” e chiede un “ ripensamento” poiché sostiene che “ la logica delle grandi intese è nemica dell’ interesse generale”.Francamente ritengo questo giornalismo “ banale” dell’ ambientalismo italiano capace solo di dire NO a tutto ed incapace di dire “ SI MA…” e cioè di mettere in esecuzione una seria e realistica Pianificazione Territoriale.De Seta – da laureato in storica contemporanea – dovrebbe conoscere la storia della “ mancata “ pianificazione territoriale proprio nell’ isola d’ Ischia, esempio paradigmatico di un lunghissimo periodo – circa 70 anni – in cui le classi politiche di tutti i colori della prima e della seconda Repubblica sono state incapaci di mettere in esecuzione una REALISTICA Pianificazione Territtoriale con una altrettanto REALISTICA Programmazione Economica perché l’ isola d’ Ischia non ha mai avuto un Piano Regolatore Generale in esecuzione ed ha avuto un Piano Paesistico solo nel 1942 “ inapplicato” per 28 anni e cioè fino al 1970 mentre ha avuto un Ente di Diritto Pubblico nel 1952 con durata ventennale preposto alla “ Valorizzazione” con una incentivazione finanziaria dello Stato attraverso la Cassa per il Mezzogiorno affinchè si costruissero alberghi, terme, case vacanze, attività commerciali per permettere lo sviluppo economico dell’ isola.De Seta troverà la storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza programmazione dal 1949 al 2012 nel mio libretto “ Ischia, la pianificazione mancata ( OSIS-2012).

La mancanza di una SERIA Pianificazione Territoriale quella che avrebbe dovuto dire “ SI MA…” e cioè costruire per lo sviluppo ma difendere l’ ambiente e conciliare le due cose apparentemente inconciliabili – ma è questo è il compito della Politica – ha favorito l’ “ abusivismo” perché era la strada obbligata in assenza di norme per l’ edificazione sia per chi voleva “ speculare” sia per chi voleva costruire una casa per se stesso o per i propri figli.

Per avere un nuovo Piano Paesistico Urbanistico Territoriale che è strumento di tutela “ passiva” del territorio e non “ attiva” come dicono gli urbanisti bisogna aspettare il 1995 quando un Ministro “ tecnico” di un Governo “ tecnico” ( il Ministro dei Beni Culturali Paolucci del Governo Dini) approva con decreto e su dati obsoleti un Piano che si limita a vietare ogni modifica del territorio “ ingessando” uno sviluppo economico che per definizione non può essere “ ingessato” in una “ economia aperta” come dicono gli economisti. Il Ministro Paolucci lo fece esercitando i poteri “ surrogatori” del Governo nei confronti della Regione Campania “ inadempiente” per 11 anni ai sensi della “ Legge Galasso” del 1984. In un anno i sei Comuni dell’ isola avrebbero dovuto approntare un piano di “ dettaglio” per le due leggi di condono edilizio del 1984 e del 1994 che hanno prodotto oltre 20mila pratiche di condono che NON è mai stato né fatto né approvato. Se oggi la Soprintendenza ai Beni Ambientali “ approva” una “ domanda di sanatoria” per i due condoni edilizi lo fa in modo del tutto “ discrezionale”.

Il condono del 2003 – per decisione del consiglio regionale della Campania – non si applica all’ isola d’ Ischia considerata nella sua interezza di 46Km2 area di particolare interesse ambientale.

Al dottor De Seta consiglio di leggere e studiare con attenzione il capitolo decimo della monumentale monografia sul terremoto di Casamicciola nell’ isola d’ Ischia del 28 luglio 1883 ( 1999- Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) dal titolo “ la ricostruzione tra cronaca e storia” curato dall’ arch.pprof.ssa Ilia Delizia dove in dettaglio scrupoloso potrà conoscere la storia dei piani regolatori dei cinque Comuni colpiti dal 1884 al 1891, il ruolo dell’ ufficio distaccato del Genio Civile, il lavoro della commissione edilizia dell’ isola d’ Ischia soppressa il 26 aprile 1891.

Bisogna vivere una realtà per poter capire un sistema economico e sociale, studiarne le contraddizioni e chiedere ma ottenere norme di civiltà praticabili in un quadro di un Diritto Certo e non sottoposto alla “ discrezionalità” dei poteri pubblici.

Da almeno 30 anni le popolazioni dell’ isola – siamo circa 63 mila residenti – vivono in una “ incertezza” del diritto che finisce per favorire la “ speculazione edilizia” – fra l’ altro praticamente estinta in questi ultimi 10 anni a causa di una visibile recessione economica – e punire proprio l’ “ abusivismo di necessità” che invece si distingue, a mio parere, chiaramente dall’ “ abusivismo di rapina” praticato soprattutto negli anni ‘ 70 del ‘ 900.

Se si spara nel mucchio si finisce di colpire l’innocente.

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