ROMA — La paura di non essere ricandidati li ha costretti a saldare tutti i debiti. Da qualche settimana all’interno di Forza Italia sta avvenendo un fenomeno curioso. La maggioranza dei parlamentari di Camera e Senato — che non aveva versato la quota di 800 euro mensili accumulando in taluni casi un debito superiore ai 30 mila euro — si sta affrettando e avrebbe risposto alla chiamata del tesoriere azzurro Alfredo Messina. E anche se quest’ultimo mantiene il massimo riserbo, «per la privacy non posso dire nulla», gira una lista con i nomi di chi avrebbe saldato nelle ultime settimane. Fra questi ci sarebbero i senatori Antonio Azzollini, Domenico Auricchio, Enrico Piccinelli, e poi ancora una serie di deputati fra cui Luigi Cesaro e Sandro Biasotti.
Per far tornare i conti in casa azzurra si è dovuti passare alla linea dura. Dopo le circolari e gli incontri personali in cui Messina si è raccomandato di pagare le quote inevase, Messina di concerto con l’ex Cavaliere ha tirato fuori dal cilindro questa formula: «Gli abbiamo dovuto dire così: se non vi metterete in regola con i pagamenti non sarete candidati». Fin quando la fine della legislatura era lontana i parlamentari azzurri facevano finta di non sentire. Oggi improvvisamente l’atteggiamento è mutato. E, assicura Messina: «C’è stato un notevole miglioramento». Antonio Razzi, senatore di Forza Italia, è fra i pochi che ha regolarmente pagato ogni mese: «Sono Svizzero, e uno che viene dalla Svizzera paga sempre. Certo, se fossi Silvio Berlusconi terrei conto di chi ha pagato e di chi non ha pagato».
DA IL CORRIERE.IT