GIUSEPPE MAZZELLA: “UNITA’ DELLA SINISTRA MODERNA LA META E’ VICINA”

Di Giuseppe Mazzella:

PEPPINO MAZZELLACredo che mai negli ultimi vent’anni e da 25 anni dal crollo dei partiti “costituenti” sia per “ tangentopoli” sia per il crollo del comunismo e dell’ URSS con la seconda globalizzazione della Storia  , cioè che fecero la Costituzione  , con tutto quello che ne  è derivato: la “ discesa in campo” di Berlusconi, le politiche “ liberiste” tese al continuo smantellamento dello Stato Sociale costato almeno due secoli di lotta dei lavoratori del braccio e della mente, l’ applicazione della “ costituzione materiale”, il novello “ cesarismo” con nuove destre, nuove centri e nuove sinistre e chi più ne ha più ne metta, la Sinistra sia vicino all’ Unità   rispondendo a quella che – saggiamente – Massimo D’ Alema  definisce “ l’ ultima chiamata”.

 

Questa Unità – di una moderna forza politica di una sinistra che è capace di fare sintesi del liberalismo, del socialismo e della dottrina sociale della Chiesa – questa volta non avviene “ a freddo” come fu costituito il Partito Democratico da una “ fusione” tra i postdemocristiani ed i postcomunisti dieci anni fa senza una partecipazione popolare, senza una “ dottrina” e senza un “ programma”. Questa volta sarà una fusione “ calda” che avverrà per una straordinaria mobilitazione di cittadini di diverse opinioni ma che avvertono il venir meno ,a tutti i livelli, dello “ Stato Sociale” dal Governo Centrale che  non può garantire a tutti il diritto alla Salute ( art.32) al piccolo Comune in dissesto finanziario che non può garantire la mensa scolastica ai bambini i cui genitori dovranno pagare il 100 per cento del costo; della crescita oltre ogni limite di sopportazione delle disuguaglianze; della paura per un tristissimo domani per i giovani che non trovano e non possono con questa sistema e queste leggi trovare un lavoro adatto alla loro Istruzione ancora più marcato nel Mezzogiorno d’ Italia e buon ultimo l’ aumento vertiginoso della POVERTA’.

 

Questa mobilitazione è avvenuta in maniera poderosa attraverso i nuovi mezzi di comunicazione di massa con il web con una richiesta costante e quotidiana di REALE PROTAGONISMO dei Cittadini della Repubblica.

 

Ma la molla che ha riacceso la fiamma della mobilitazione è stato il Referendum  sulla riforma costituzione del Governo di Matteo Renzi RESPINTA a larghissima maggioranza e con una grande partecipazione  con il voto del 4 dicembre 2016. Questa data per l’ importanza storica che assume è da equiparare a quella del 2 giugno 1946. Perché esattamente 70 ANNI dopo il referendum istituzionale tra monarchia e Repubblica  gli italiani hanno CONFERMATO la Costituzione del 1948 con tutti gli aggiustamenti o modifiche  apportati – bene o male – in questi 70 anni di esercizio della democrazia politica repubblicana.

 

Negli ultimi 25 anni si è parlato e praticato  una “ costituzione materiale” ed un “ cesarismo” NON previsto dalla Carta Repubblicana tutta tesa ad allargare al massimo la democrazia partecipativa, a decentrare lo Stato ed ad evitare un altro “ uomo del destino”.

Ricordo – a memoria e quindi non sono preciso – che durante un Governo della cosiddetta  Prima Repubblica mi pare quello del democristiano Goria  il Governo –forse per i 40 anni della Costituzione-  fece stampare una edizione della Carta per un’ampia diffusione.

 

Si dovrebbe fare una iniziativa del genere e forse dovrebbe essere la PRIMA iniziativa di un Governo di Sinistra Costituzionale democraticamente  fiduciato  dal Parlamento il quale SARA’ democraticamente eletto con una CORRETTA legge elettorale perché se un “ difetto” grave ha la Carta è quello di non aver inserito in Costituzione la legge elettorale della proporzionale pura. Ma i Costituenti affidando la materia al legislatore ordinario non potevano    minimamente immaginare che i successori invece di estendere le frontiere della sovranità popolare – come dovevano fare per l’ impegno “ programmatico” della Carta – le avrebbero, proprio dopo circa 50 anni di esercizio, accorciate.

 

Il Referendum – con  tutti i movimenti per il NO partendo dal comitato “ Libertà e Giustizia”  – ha rappresentato una straordinaria campagna di diffusione e spiegazione a tutti – soprattutto ai giovani – dei Grandi Valori che la Carta sottolinea in maniera IRREVERSIBILE partendo dall’ art.1 ed è stato bene che il Movimento dei Democratici e Progressisti promosso non solo dagli “ scissionisti” del PD ma anche da apolidi di una sinistra senza casa ,come chi scrive questa nota , richiamasse proprio il primo articolo nel nome poiché non ci poteva essere sintesi migliore per un processo di UNITA’ di quanti credono nell’ Italia che è “ una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Due frasi. Il più breve articolo insieme all’ ultimo  139: “ la forma Repubblicana non può essere oggetto di riforma costituzionale”. Sono i DUE articoli che non si possono cambiare che impegnano l’ Italia di ieri con quella di domani e per sempre.

Il ritorno alla Costituzione non può significare soltanto  il rimarcare i VALORI largamente condivisi. Deve significare anche il rispetto della SOVRANITA’ che si esercita nelle “ forme e nei limiti”.

 

A me pare che  – soprattutto nella bella e giusta iniziativa di Anna Falcone e Tomaso Montanari, che hanno svolto un ruolo determinante  per la campagna per il No alla riforma Renzi , per “ una alleanza popolare per la Democrazia e l’ Uguaglianza” con il richiamo forte all’ art.3 che impone alla Repubblica la rimozione dei vincoli che DI FATTO impediscono il pieno sviluppo della persona umana  – sia stato trascurato il rispetto della “ forma” per l’ esercizio della Sovranità perché la “ forma” è inscindibile dalla “ sostanza”.

La Costituzione NON dice che il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto dal popolo.

L’ art.92 al secondo comma recita: “ Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo , i Ministri.”.

Il ritorno alla “ Costituzione Formale” che significa avviare una TERZA REPUBBLICA mantenendo intatta la Costituzione della Prima con le riforme approvate negli anni precedenti compreso il titolo V  deve essere PIENO ed ASSOLUTO in modo tale che ogni organo dello Stato “ che all’ Italia risponde come disse De Gaulle  nella sua “ certa idea” della Francia” faccia interamente la sua parte e svolga PIENAMENTE il suo compito valorizzando per la DIGNITA’ DEL PARLAMENTO – posto al Centro della Sovranità Popolare –  anche l’ art. 67 che affida la rappresentanza della Nazione ad ogni singolo Parlamentare “ senza vincolo di mandato”.

Bene ha fatto quindi Giuliano Pisapia a ricordare a Matteo Renzi  che il Presidente del Consiglio non è eletto dal popolo. La personalità in grado di formare il Governo è scelta dal Capo dello Stato sentiti i gruppi parlamentari.

La Storia della Repubblica Italiana è di soli 70 anni. I Governi di “ coalizione” sono nella natura stessa del grande patrimonio culturale e politico dell’ Italia fin dal Risorgimento.

Ad una Sinistra Unita – ampiamente partecipata – si dovrà affidare ove necessario la Responsabilità della Coalizione e cerchiamo di vedere in una “ Coalizione” non solo le ombre ma anche le luci proprio nel rispetto della Sovranità ma con una classe politica largamente rinnovata capace di affrontare le sfide del nostro tempo.

 

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