NO AL MOSTRO DI CEMENTO AL CENTRO DEL PORTO. L’AVVOCATO MOLINARO PREPARA IL RICORSO AL TAR

No alla mastodontica struttura di 210 mq che la Regione vorrebbe realizzare al porto Ischia, per la precisione sul pontile 2. Gli abitanti e i commercianti della zona sono da tempo sul piede di guerra per impedire che davanti ai loro occhi sorga un mostro in cemento che li priverebbe della vista panoramica che ora godono dalle loro abitazioni e negozi. E per fare battaglia alla Regione si sono affidati nelle mani dell’avvocato Bruno Molinaro che si accinge e presentare il ricorso innanzi al Tar, avendo finalmente recepito tutti gli atti e le carte necessarie. I ricorrenti sono Rosario Coppa, Rita Coppa, Cristina Verde, maria gabriella Guidetti e Antonio Buonocore.

Il Porto d’Ischia (Antico Lago dei Bagni), per valutazioni effettuate dalla stessa Soprintendenza che ne ha proposto il “vincolo totale”, rappresenta, come è noto, uno dei simboli più prestigiosi delle bellezze paesaggistiche dell’Isola d’Ischia. – scrive l’avvocato Molinaro – Di certo, ha costituito, nei secoli, una importante fonte di ispirazione per i maggiori pittori vedutisti, al punto che sue rappresentazioni pittoriche, in particolare quelle del Maestro Luigi De Angelis, sono esposte in svariati musei.

Ebbene, in relazione ad un bene di così elevato valore paesaggistico e storico-artistico, appare davvero incomprensibile come possa solo ipotizzarsi la realizzazione di opere tanto rilevanti e tanto negativamente impattanti sulla sua visuale panoramica.

La vicenda, sul piano tecnico-giuridico, rappresenta, a mio avviso – aggiunge Molinaro- un esempio emblematico di grave pressapochismo e cortocircuito istituzionale.

Basti considerare che, con nota del 24 dicembre 2014, la Soprintendenza BAPSAE di Napoli, senza evidentemente conoscere il nuovo progetto, ha riconfermato che l’intervento di demolizione dei pontili di Italia 90 con ricostruzione di un nuovo terminal in sostituzione del pontile 1 (Redentore), “oltre a migliorare le attuali condizioni di degrado del paesaggio portuale e dell’intero ambiente circostante, finalmente lascerà libero il cosiddetto Isolotto di Marco Aurelio”.

Tuttavia, con nota n. 16214 dell’8 luglio 2016, della quale solo ora si è avuta piena conoscenza, la stessa Soprintendenza, in evidente contraddizione con quanto già valutato in precedenza, ha sorprendentemente espresso parere favorevole al progetto in variante del comune d’Ischia con realizzazione del nuovo Terminal proprio in adiacenza al “Tondo di Marco Aurelio”.

Tale parere favorevole è stato espresso, senza fornire giustificazione alcuna rispetto alle originarie decisioni, semplicemente rilevando che l’intervento proposto (nuovo pontile con sovrastante struttura di mq 210 e volume di circa metri cubi 1000, da posizionare al centro dell’Antico Lago dei Bagni, così definito dalla stessa Soprintendenza che ne ha proposto l’assoggettamento a vincolo totale) non determinerebbe alterazioni significative al paesaggio circostante.

In conformità al predetto parere, il Responsabile dell’Ufficio Paesaggio del Comune di Ischia ha, poi, rilasciato l’autorizzazione paesaggistica n. 33 del 12 luglio 2016.

Tralasciando ogni altra considerazione che sarà sviluppata nel ricorso che andremo a proporre nei prossimi giorni innanzi al TAR Campania, è documentalmente dimostrato che i titoli abilitativi rilasciati violano innanzitutto l’art. 6, punto 5, delle norme di attuazione del vigente PTP, il quale stabilisce che tutte le vedute panoramiche residuali tra gli edifici esistenti, e godibili da luoghi accessibili al pubblico, sono oggetto di tutela e vengono assoggettate al regime di tutela delle zone di rispetto previste dal punto 1) art. 23 del R.D. n. 1357/40.

Non vi è dubbio, infatti, che la realizzazione, all’interno del Porto, del mastodontico volume di circa metri cubi 1000, oltre ad incidere in modo assolutamente rilevante sul contesto di particolare pregio (non è agevole comprendere come possa affermarsi che una tale mastodontica opera non determinerebbe alterazioni significative al paesaggio circostante), di certo determina una rilevante lesione della veduta panoramica residuale tra gli edifici esistenti godibile da via Iasolino e da altri luoghi aperti al pubblico.

L’art. 8 (Tutela dei litorali marini) delle medesime norme stabilisce che, nel sito in questione, sono consentiti esclusivamente interventi volti alla difesa ed alla ricostituzione dei requisiti ecologici dell’habitat costiero e marino e, comunque, adeguamenti senza incrementi delle volumetrie esistenti.

L’art. 18 (Norme transitorie) stabilisce, inoltre, che è consentito l’adeguamento dei porti di: Ischia Porto … e la compatibilità paesistico-ambientale, nel rispetto delle norme e prescrizioni di cui all’art. 8 della presente normativa, sarà valutata dalla Soprintendenza Beni Ambientali e Architettonici, con il parere della Soprintendenza Archeologica per l’eventuale presenza di testimonianze archeologiche.

Ebbene, nel caso in esame, tali disposizioni risultano macroscopicamente violate,  in quanto:

– gli interventi di adeguamento sono, in genere, individuati tra quelli necessari a rendere conformi alla norma opere “non autonome” che presentano identità strutturale e/o funzionale rispetto ad altre preesistenti (in genere si parla di adeguamenti igienico-sanitari, adeguamenti finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche o adeguamenti sismici); di certo, non può giammai parlarsi di adeguamento in relazione alla realizzazione, come nella fattispecie, di una “nuova opera”, che nulla ha a che vedere con l’opera preesistente (che verrà integralmente demolita) e comporterà, tra l’altro, la realizzazione di una nuova volumetria di circa 1000 metri cubi, allo stato inesistente;

– la realizzazione della nuova volumetria comporterà violazione anche dell’art. 8 delle norme di attuazione e delle prescrizioni dettate dall’art. 18;

– la valutazione della Soprintendenza BAPSAE è stata effettuata in violazione dell’art. 18, senza aver acquisito il parere della Soprintendenza Archeologica, nonostante l’accertata presenza di testimonianze archeologiche (non solo in riferimento alla presenza del Tondo di Marco Aurelio, ma anche in riferimento ai ritrovamenti archeologici nella vicina area della collina di San Pietro).

Un atto di assenso – quello della Soprintendenza – a dir poco irresponsabile “.

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