ARRESTATO L’EX PARLAMENTARE LABOCCETTA, HABITUE’ DELL’ISOLA D’ISCHIA

L’ex parlamentare del pdl amedeo laboccetta è stato arrestato, nell’ambito di una inchiesta della direzione distrettuale antimafia di roma: l‘associazione per delinquere transnazionale   di cui faceva parte riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. In manette anche l’imprenditore Francesco Corallo

Gli arresti, avvenuti anche all’estero, sono stati eseguiti dallo Scico della Guardia di Finanza in contemporanea a perquisizioni in numerosi stati (Antille Olandesi, Regno Unito, Canada e Francia) e sequestri di numerosi beni e conti correnti per centinaia di milioni di euro.  Laboccetta è stato ammanettato a Napoli e trasferito a Roma nel carcere di Regina Coeli.

Laboccetta, napoletano, (come riporta Il Fatto Quotidiano) cresciuto nel Fronte della Gioventù e poi nel Msi. In Parlamento con Alleanza Nazionale, poi Pdl, è stato deputato e componente della commissione Antimafia. Dopo la mancata rielezione, è rimasto comunque dentro Forza Italia, partito per il quale è vicesegretario regionale in Campania. Il legame tra Laboccetta e Corallo è di lunghissima data. Già nel novembre 2011 Laboccetta si era opposto al sequestro di un pc trovato durante una perquisizione della Guardia di Finanza negli uffici di dell’imprenditore. La Giunta per le autorizzazioni della Camera aveva quindi respinto la richiesta della Procura e Laboccetta aveva infine consegnato alla Procura di Milano il computer dal quale però erano stati cancellati alcuni contenuti.

Sempre con i soldi di Corallo, secondo quanto risulta dagli atti dell’inchiesta, sottolinea La Repubblica, l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta si era pagato anche la campagna elettorale che nel 2008 lo aveva portato alla Camera sotto la bandiera del Pdl. A documentarlo, tra l’altro, è un prelievo in contanti di 50 mila euro, trasformati da Laboccetta, il 27 marzo 2008, in un assegno circolare intestato al tesoriere della sua campagna elettorale nel collegio Campania 1.

Amedeo Laboccetta è un volto ben noto al pubblico isolano: insieme al collega di partito luigi Cesaro, è stato tra i principali sponsor politici di domenico de siano, senatore e coordinatore regionale di forza italia in campania, partecipando alle campagne elettorali che hanno visto impegnato il politico isolano alla provincia, regione, alla camera ed al senato. A tutte le convention e manifestazioni di partito laboccetta non mancava mai, la sua presenza tra i big era scontata. Molto spesso era a lacco ameno anche per vacanza, al di là di impegni prettamente politici. Ma il suo legame con l’isola si è spinto oltre. In molti non hanno dimenticato l’interrogazione parlamentare che presentò contro i vertici del Commissariato di Ischia, quando l’allora commissario Antonio Vinciguerra e l’ispettore Peppe Gandolfo, indagavano a tutto campo per la costruzione abusiva del porto turistico di Lacco Ameno e su vari intrecci dell’attuale senatore Domenico De Siano e di politici a lui vicini. Domenico De Siano, ex sindaco di lacco ameno, – come ricorda Il Fatto Quotidiano –  nel 2008 viene indagato insieme ad altre 33 persone per una serie di reati che vanno dall’associazione a delinquere al falso in atti amministrativi, dal peculato fino alla truffa ai danni di un ente pubblico. Al centro dell’inchiesta, la vicenda del porto turistico di “Marina del Capitello” nel Comune di Lacco Ameno. Le indagini dimostrarono che per realizzare l’opera venne distrutta una prateria di mezzo chilometro di posidonia e danneggiata la condotta sottomarina nella quale confluisce l’intero sistema fognario comunale.

Laboccetta in parlamento accusò con l’interrogazione parlamentare ‘urgente’ sia Vinciguerra che Gandolfo di fare “indagini con un uso politico della giustizia”. 

«Quanto detto, da solo basterebbe a chiedere e a giustificare la rimozione di quei funzionari di polizia responsabili di tale pesante intromissione nell’attività e nella vita dell’ente locale e del danno anche erariale provocato» aveva dichiarato, illustrando il provvedimento a Montecitorio, come riporta Il Fatto Quotidiano. La risposta in aula dell’Esecutivo, però, non lo aveva soddisfatto: «Spero che il Governo sappia porre in essere le iniziative necessarie per giungere allo stato di cose che noi auspichiamo con forza. Spero, inoltre, che esso lo faccia con la massima celerità, prima che si sviluppino iniziative clamorose, rispetto alle quali sarà poi difficile poter porre un freno». Più che una richiesta sembra un velato avvertimento al commissario vinciguerra. Era il 24 luglio 2008: sette mesi dopo il trasferimento era già cosa fatta.

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