A PROCIDA IL CONVEGNO SU: “LA RINASCITA SOSTENIBILE E L’ECONOMIA DELLA BELLEZZA”

Seconda parte del resoconto riguardante il Convegno “L’isola di Procida: la rinascita sostenibile e l’economia della bellezza” che si è svolto venerdì scorso nella chiesa di Santa Margherita Nuova. Nella prima parte gli interventi del Sindaco Dino Ambrosino, dell’Assessore con delega a Terra Murata Antonio Carannante, del Dottor Vittorio Violante dell’ENEA e dell’Architetto Rosalba Iodice.

 

Il microfono passa a Francesco Izzo, Professore Ordinario di Strategia d’Impresa alla Seconda Università di Napoli, il quale propone un approccio socio-economico al dibattito. E va subito al nocciolo della questione: «Il recupero e la valorizzazione di Terra Murata è una missione quasi impossibile se non si parte dal senso di comunità, se non si ritorna a pensare a Terra Murata come parte integrante dell’isola» esordisce Izzo, che riguardo alla pianificazione del futuro riconosce due categorie: il fare senza progettare e  il progettare senza fare («la categoria dominante»). «La grande sfida sarà dimostrare che si può fare progettando».

 

Gli esempi non mancano, come l’isola scozzese in cui gli abitanti hanno acquistato il castello e lo gestiscono tutti insieme, come comunità: «È come se i procidani acquistassero Palazzo d’Avalos e lo amministrassero» Dove sta l’inghippo? «Procida è l’isola più densamente popolata del Mediterraneo con 2.600 abitanti per chilometro quadrato e non ha vocazione turistica, non l’ha mai avuta. È un’isola di mare, di gente che ha navigato e che continua a navigare. E questo da un lato ha contribuito a preservare una certa autenticità», ma dall’altro potrà costituire un ostacolo allo sviluppo turistico.

 

Dal punto di vista economico, i grandi costi legati al recupero di una struttura come l’ex-Carcere, non devono considerarsi un problema, secondo il professore, dato che in alcuni luoghi italiani si è scelta una strategia particolare: se non ci sono soldi per il recupero o la valorizzazione di un bene, si punta a far innamorare un Ministro o un Presidente del Consiglio e così, come per magia si ottengono i finanziamenti.

 

Ma riguardo l’attività turistica, che comunque resta il filone economico su cui Procida deve puntare, quale dev’essere la tipologia di turismo su cui puntare? Izzo non ha dubbi: il turismo ideale per Procida è il turismo culturale evoluto, «quello della coda lunga», senza segmenti dominanti, «destinato a diverse nicchie di mercato che possano convivere» e che sappiano risaltare un senso culturale evoluto in una realtà autentica.

 

Puntare dunque su un’economia della conoscenza e del vivere bene, un’economia della creatività, un’imprenditoria leggera, incentrata sul digitale; e tornare a abitare gli spazi in maniera autentica, rispettando la natura, magari attraverso esperimenti come l’albergo diffuso. Un progetto ambizioso, sottolinea Izzo, che non deve lasciare niente al caso. «Senza piano strategico nessuna nave raggiunge il porto e senza il coinvolgimento della comunità locale sarà inutile andare a cercare finanziamenti altrove. Soltanto attraverso la conoscenza si può essere poi custodi della bellezza». Anche perché, conclude, «Una volta partiti, non si potrà tornare indietro».

 

La dottoressa Giannina Usai, Segretaria nazionale dell’ANCIM, invece è di tutt’altro avviso: «Credo che sia passato il periodo in cui ci potesse essere un bel fiume, un ruscello, un torrentello di denaro. È passato il tempo in cui possiamo sperare che qualche Ministro o Presidente del Consiglio si innamori dei nostri patrimoni. Ciò che stiamo facendo con l’ANCIM è, detto brutalmente, guardare nelle tasche di tutti, per andare a creare un “paniere finanziario diversificato”», rivolgendosi a realtà istituzionali, scientifiche, private ecc..

 

Da dove bisogna cominciare? «Le condizioni per uno sviluppo economico e sociale di Procida non le stiamo creando adesso, ma esistevano già nel passato» sostiene la dottoressa Usai e tiene un breve excursus nella storia dell’isola a partire dall’antichità: «Già ai tempi dei Romani Procida era meta turistica. Sono state costruite ville bellissime e l’isola era molto apprezzata dai patrizi, perché ritenuto un posto di grande pregio e di grande attrattiva; nel Medioevo fu luogo di immigrazione a causa delle invasioni longobarde e delle scorrerie dei pirati saraceni». E poi i d’Avalos e le novità rinascimentali che ridanno splendore e prestigio all’isola, fino alla metà del Settecento quando Procida diventa dimora prediletta per le vacanze della corte Borbonica.

 

Anche nel 20.mo secolo l’isola di Graziella ha fatto parlare di sé: «Nel 1957 a Procida fu costruito il primo acquedotto sottomarino d’Europa». Ma tutto ciò non costituisce una novità per la Segretaria dell’ANCIM, in quanto «Le isole italiane sono sempre state luoghi di eccellenza». E, in quanto tali, possono raggiungere obiettivi notevoli. L’impegno dell’ANCIM negli ultimi anni ha prodotto risultati importanti a livello nazionale, ottenendo un contratto di sviluppo con il Ministero dei Beni Culturali, con il Ministero dell’Ambiente – da estendere anche al Ministero dello Sviluppo Economico – e con il Ministero Politiche Agroalimentari, un accordo con l’ENEA già in attuazione, con il CONAF (Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Forestali), con il Dipartimento della Protezione Civile e con Italia Navigando.

 

Una delle ultime imprese è stata – nel maggio scorso in Sardegna – la sottoscrizione da parte dei Comuni appartenenti all’ANCIM del “Manifesto per lo sviluppo sostenibile delle isole minori”, in cui i firmatari si impegnano a «trovare e sperimentare soluzioni appropriate, tenendo conto delle caratteristiche fisiche e geomorfologiche che ogni isola esprime» e a «predisporre progetti strategici integrati tra i vari settori, in correlazione con il progetto strategico più generale di un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla valorizzazione di beni culturali, tradizioni e paesaggio».

 

Da venerdì anche Procida rientra tra i sottoscrittori del Manifesto, grazie alla firma del Sindaco, della Sottosegretaria al Ministero dell’Ambiente l’Onorevole Silvia Velo, della Soprintendente alle Belle Arti e al Paesaggio di Napoli Dottoressa Adele Campanelli e i professori Massimiliano Marazzi e Augusto Guarino, rappresentanti rispettivamente delle Università napoletane “Suor Orsola Benincasa” e “Orientale”.

 

«Procida è una punta avanzata nel discorso della cultura come volano economico. Negli anni, ho notato una grande attenzione nella vostra isola per la valorizzazione dei beni culturali e per tematiche ambientalistiche», ha aggiunto la dottoressa Usai, «È importante anche ripartire dal contributo di idee dei cittadini per creare un patrimonio comune, come già fatto in passato».

 

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