GRUPPO “PER PROCIDA”: TRAFFICO, DIVIETO E LA GUERRA INVENTATA AD ARTE

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Questa la celebre frase  di uno dei più noti gerarchi nazisti Joseph Göbbels, rende, purtroppo, bene l’idea del momento che vive l’isola di Procida.

Sappiamo tutti come questi ideologi, con le loro manie, abbiano condizionato, in negativo, la vita di milioni di persone, cosa che, nel nostro piccolo ci preoccupa e non poco. Quando, infatti, sentiamo parlareche oggi viviamo una vera e propria “guerra” su quello che riguarda il divieto di circolazione veicolare, come se fosse l’ennesima novità trovata da “La Procida che Vorrei”, è evidente che c’è qualche cosa che non torna.

Il divieto di circolazione, da oltre un trentennio, è l’argomento maggiormente divisivo che  attraversa l’opinione pubblica procidana. Probabilmente, i novelli giullari, hanno dimenticato le serrate poste in essere dagli operatori commerciali, contrari alla regolamentazione del traffico veicolare, già negli anni ’80, così come le manifestazioni dell’allora giovani che, per protesta, sfilavano con vespe e motorini per le strade dell’isola, oppure delle tante petizioni popolari che, nel corso degli anni, sono state perpetrate e sottoposte alle Amministrazioni del momento, per sottolineare dissenso contro questo o quel provvedimento.

Cari storici e scrittori del nulla, purtroppo per voi, non si tratta di novità e, neanche ripetere bugie all’infinito le farà diventare verità.

La questione della mobilità e vivibilità dell’isola è complessa (fa rabbrividire quando ignoranti accostano Procida a Ventotene), che necessità veramente di una discussione approfondita con il maggior numero degli attori del territorio e, probabilmente, anche di un referendum popolare, e non può più essere gestita da la somma di ordinanze sindacali cervellotiche e, in molti casi, contraddittorie.

Come gruppo “Per Procida”, poi, ai tanti teorici che, la notte seduti dietro il loro computer, teorizzano grandi cambiamenti, divieti, repressioni e “deportazioni di massa” e la mattina, per andare a fare la spesa o recarsi al lido, oppure per andare a prendere il traghetto, proprio non sanno rinunciare alla loro tanto amata/odiata macchina, l’invito è a diventare esempio camminando a piedi e demolendo il loro mezzo. Se le tante Santa Maria Goretti e i San Francesco che riempiono i social di buoni proposito passassero dalle parole ai fatti, da domani, avremmo già più che dimezzato il traffico sull’isola.

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