PONTILE ITALIA ’90, ULTIMO ATTO

La grande trave di coronamento a sostegno del piano di calpestio ha ceduto completamente ed è lì, immersa a pelo d’acqua, trattenuta da un cordame sfilacciato al vecchio pontile. Al di sopra di esso il grande telone plastificato, colorato al centro da una bella immagine del fungo lacchese, si è in parte slacciato dalla struttura e sbatacchia seguendo il soffio del vento. Forse era così che doveva finire. Siamo nella gran parte dei casi proprio noi, i testimonial involontari di un’opera nata più di un quarto di secolo fa tra vivaci polemiche e proteste, dei favorevoli e dei contrari, un’opera oggi abbandonata a se stessa, destinata a marcire nello specchio acqueo del nostro porto in uno stato di rassegnazione collettivo come una vecchia nave che affonda lentamente e della quale forse troveremo soltanto una grande chiazza schiumosa, forse è questo che si aspetta? Certo l’estate è vicina ed il movimento turistico già in corso può essere definito di tutto rispetto, mentre i proclami dell’Amministrazione del Comune capoluogo si sono resi inattendibili : l’ultimo nella scorsa stagione autunnale del 2015 quando si è dichiarato, non per voci di corridoio ma con carattere pubblico, che nel mese di dicembre dello stesso anno, sarebbero iniziate le opere di smantellamento definitive liberando l’immagine del porto d’Ischia dal vecchio e marcito rottame sempre più considerato come un vero detrattore ambientale. Forse è vero, proclami a parte, i poteri dei Sindaci sono pochi,quelli dei vicesindaci ancor meno, ma ci corre l’obbligo di rammentare per onor di cronaca e soprattutto per ragion di verità alcune affermazioni che inevitabilmente pongono a noi ascoltatori e attenti lettori, interrogativi diversi. Nel Luglio del 2014, quindi parliamo di quasi due anni addietro, la stampa isolana riportava un vero sfogo del primo cittadino indirizzato e puntato con forza come un missile terra-aria verso chi è venuto nella stessa precedente primavera sull’isola a raccogliere consenso elettorale:

“L’immobilismo regionale costituisce un freno allo sviluppo della Campania. Non possiamo essere vittime degli equilibri precari di una giunta che si ostina a restare al suo posto…… C’è una tale mancanza di attenzione della Regione verso realtà come l’isola d’Ischia, è una situazione insostenibile , non è possibile trascorrere un’altra estate con la presenza di un detrattore ambientale che costituisce un’offesa al territorio, ai cittadini che lo abitano ed ai turisti che a milioni ogni anno si recano ad Ischia per visitare una delle perle più preziose della Regione”

Beh, la riflessione ci sorge spontanea: sappiamo tutti, che nel 2014 il Governatore della Regione Campania era l’onorevole Stefano Caldoro, ma poi la scorsa primavera siamo andati al voto ed il vento è cambiato girando verso sinistra con un nuovo Presidente ed una nuova giunta regionale. Ad oltre un anno dall’insediamento, questa visione di immobilismo regionale per il Pontile 1 Italia ’90 denominato pontile del Redentore sembra rimanere integra, e senza risposte mentre per l’altro pontile, quello del Tondo di Marco Aurelio si è cercato un surrogato temporaneo, si fa per dire, il “rattoppo” poi trasformatosi nel 2013 in una struttura ferrosa di 161mila euro con il beneplacito e rassicurante cartello di “intervento urgente di ripristino”. Siamo rimasti lì, punto.

NO al mostro di loch ness ,”Nessie”

E’ stato scritto , scriviamolo di nuovo ed ancora di più: un mostro di cemento armato di 40 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza realizzato in un blocco di unico volume di ben 210 metri quadrati sormontato da una vela in alluminio e connesso totem di forma prismatica alto 6 metri per fornire orari di partenza ed arrivo, quale nuovo pontile per il Lago de’ Bagni è quanto di più invasivo, svilente ed egoistico si possa pensare di realizzare in un porto storico così naturale come quello di Ischia. Un porto già molto traumatizzato dagli urti alle banchine delle grosse navi, dai pontili pesanti che vengono per centinaia di volte rilasciati sulle stesse per il passaggio di auto e camion. Abbiamo bisogno di un Terminal per aliscafi e mezzi veloci, questo è innegabile, un pontile moderno sì, ma necessariamente di stile mediterraneo, con strutture compatibili o almeno rese tali, quindi di basso,bassissimo impatto ambientale, da conformarsi alla bellezza del sito ma NO a Nessie nel porto d’Ischia. All’autore del progetto, l’architetto Liliana Di Fiore, che ha già suscitato proteste di comitati locali, associazioni,nonché di ambientalisti e storici ben conosciuti, sarebbe opportuno consigliare una visita al dipinto ad olio di Francesco Mancini del 1853 “I lavori di apertura del porto” ed ancora la riproduzione sempre su tela, della piccola casupola una volta esistente sul Tondo di Marco Aurelio avvolto dalla sua piena insularità. Non siamo la Baia di Sydney con spazi di enorme volume e non abbiamo bisogno delle “vele” di Port Jackson . D’altro canto non si riesce proprio a capire come alcuni leggeri gazebo sostenuti da quattro pali di legno che per oltre venti anni hanno assicurato con comode panchine, il fresco e il riparo dalla pioggia a migliaia di persone, residenti e turisti, sono stati ritenuti contrari al regime vincolistico della Soprintendenza e quindi da demolire mentre si presentano progetti di tal genere di fortissimo impatto ambientale e dal costo di due milioni di euro per fare stavolta “la festa al porto” e non la “festa del porto”. Inoltre cosa dire del possibile utilizzo dei locali della provincia come biglietterie? oggi la banchina del Redentore è asserragliata da strutture metalliche uso biglietteria su ordinanza n.123 del Comune d’Ischia; perchè costruire, allestire,creare nuove barriere, affogare degli spazi storici, quando l’Ufficio del forestiero, purtroppo dismesso da tempo, potrebbe ben prestarsi a questa funzione? e adiacente ad esso non vi erano proprio le biglietterie Caremar? sono queste le domande che ci poniamo ed abbiamo la piena legittimità di poterlo fare ma non la speranza ad ottenerne risposta.

Ennio  Anastasio

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