LUIGI MATARESE: ” DON GIUSEPPE NICOLELLA UN OPERAIO INSTANCABILE DELLA VIGNA DEL SIGNORE”

nicolella
egregio direttore, la nostra è un’epoca nella quale spesso i sacerdoti sono nell’occhio del ciclone.
Si fa a gara a “sparare” addosso ai preti, forse perché sono bersagli più docili e facili da colpire, anche se a volte a giusta ragione.
Ebbene, vorrei portare la mia semplice testimonianza a favore di uno di essi.
Mi riferisco al giovane parroco di S. Antuono a Ischia, don Giuseppe Nicolella.
Un sacerdote che non cerca applausi e consensi ma che sta dimostrando un carisma straordinario nel saper coinvolgere tutte le fasce sociali e tutte le età.
Preciso che non faccio parte della sua parrocchia, ma di aver saltuariamente partecipato alle celebrazioni in S. Antuono rimanendo molto colpita dalla enorme partecipazione popolare a tutte le celebrazioni e anche alle innumerevoli iniziative che si tengono in quella porzione di Chiesa.
È davvero commovente la stima che Don Giuseppe riesce a riscuotere nei fedeli provenienti (come me) anche da altri comuni dell’isola.
Il tutto senza mai cadere in facili personalismi o in smanie da protagonismo.
Quello che mi colpisce, infatti, è il suo indomito attivismo, unito ad una semplicità di azione e di linguaggio che ricorda i santi sacerdoti di un tempo, colti, buoni, teneri, umili e fermi sui principi dottrinali e di magistero.
Don Giuseppe è veramente un operaio instancabile della Vigna del Signore, esiste un profondo abisso tra questo sacerdote alla “don Camillo” ed i tanti altri in jeans e maglietta, questi ultimi quasi si vergognassero di testimoniare la loro appartenenza, augurandomi che la loro scelta sia stata fatta per vocazione e non quale opportunistica alternativa.
Qualcuno disse: “ chi si vergogna della propria fede (appartenenza) non è degno di professarla “.
Sempre presente quando c’è bisogno della presenza del sacerdote: quando c’è da celebrare un evento lieto o triste e mancano preti, lui non se lo fa dire due volte e salta da un lato all’altro dell’isola senza farselo ripetere.
C’è un malato a cui il suo parroco omette di portare conforto e assistenza spirituale? Don Giuseppe, anche a costo di suscitare qualche malumore, non si perde d’animo e si precipita a fare il suo dovere di ministro di Dio.
….” La carità, la santità e il disinteresse sono le tre grandi leve di ogni attività sacerdotale.
Con la carità il sacerdote abbraccia tutti, con la santità li edifica, col disinteresse li conquista, poiché nulla dimostra di più la verità della missione che si svolge per il bene delle anime quanto il disinteresse.
Chi si dà interamente per il bene spirituale dei suoi fratelli, e si dà in mezzo alle lotte e alle angustie a zelare la loro salvezza senza nulla sperare su questa terra, dimostra che crede veramente a quello che insegna e che spera, e induce in chi lo ascolta un profondo senso di persuasione.
Senza dire, poi, che la vita santa e mortificata attrae dal Cielo la grazia di Dio, e che con la grazia di Dio si generano anche dalle pietre i figli di Abramo.
Il sacerdote deve avere sempre buona maniera e carità, ma non può mostrarsi acquiescente alla cattiva condotta dei suoi fedeli; egli ha il dovere di riprenderli ed anche di contristarli, quando è necessario per la loro salvezza.
Nel contristarli, però, egli deve avere tanto garbo e carità da indurre in loro la piena persuasione che egli cerca il loro vero bene.
Non è difficile, con l’aiuto della divina grazia, trovare parole adatte a persuaderli che non debbono trasgredire la Legge di Dio, e che debbono vivere da veri cristiani “. La scorsa settimana durante la quale si svolsero i solenni festeggiamenti in onore di S. Antuono: tutti coloro che sono andati hanno potuto verificare di persona quanto sto affermando! Entrando in chiesa, hanno apprezzato non solo il clima di profondo raccoglimento spirituale, ma hanno potuto anche prendere visione delle tantissime iniziative sociali, culturali e caritative, volute dal parroco, che caratterizzano l’intero anno.

Luigi Matarese
(Fontana)

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